Papa Francesco apre al diritto alla famiglia per le persone omosessuali

di Francesco Colombrita

Stanno facendo il giro del mondo alcune frasi dette da Papa Francesco all’interno di un documentario che porta il suo nome, proiettato al Festival del cinema di Roma. Frasi che già stanno assumendo l’aspetto di un’importante presa di posizione politica, destinata quantomeno a fare notizia. «Le persone omosessuali – dice – hanno il diritto di essere in una famiglia. Sono figli di Dio e hanno diritto a una famiglia. Nessuno dovrebbe essere estromesso o reso infelice per questo. Ciò che dobbiamo creare è una legge sulle unioni civili. In questo modo sono coperti legalmente».

Al di là del riferimento anacronistico alla necessità di una legge sulle unioni civili, che, ça va sans dire, per quanto privata della stepchild è entrata in vigore in Italia nel 2016, ciò che colpisce maggiormente è l’utilizzo della parola “famiglia”. Il cambio di tendenza nella narrazione pontificia risulterà ancora più evidente recuperando dichiarazioni di qualche anno fa (proprio in concomitanza con la discussione della Legge Cirinnà): «non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione». 

In quella dichiarazione risiedeva tutta la retorica del conservatorismo cattolico, e pescato a piene mani dalle destre, che vuole una scissione simbolica e quindi sostanziale tra il concetto di famiglia come composta da un uomo e una donna rispetto a ogni altra forma di legame. Eppure questa dicotomia si fa più sfumata nelle dichiarazioni estrapolate dal documentario di oggi. 

Certo, dice «essere in una famiglia» e non «essere una famiglia», gioca un po’ con le parole e si riferisce a tutele legali e non a un allargamento (ovviamente per lui impensabile) del sacramento, tuttavia in quelle poche frasi il confine si fa più labile che in passato. Se la parola “famiglia”, come sembra, allarga le sue maglie, nella narrazione ecclesiastica ufficiale si è davanti a un momento che potrebbe forse in effetti definirsi epocale. 

Sempre che non arrivino presto smentite e rettifiche dagli uffici preposti! In attesa di questo però è legittimo pensare che questa situazione risponda a un progetto specifico, per nulla casuale. Tanto che nel documentario il Papa pare aggiungere anche che si è «sempre battuto» per un riconoscimento delle unioni civili. Ciò che omette di dire è che il riferimento di questa situazione fu proprio una sua battaglia contro il riconoscimento del matrimonio egualitario in Argentina, dove allora esercitava il suo vicariato. 

In ogni caso, sia pur con tutti i dovuti distinguo, Papa Francesco diventa il primo Papa a essersi espresso favorevolmente riguardo al riconoscimento delle unioni civili. Se, come si diceva sopra, in Italia suona forse anacronistico, basti pensare che il documentario farà senza dubbio il giro del mondo e quelle parole, pronunciate dalle pontificie labbra, verranno necessariamente avvertite come un cambio di direzione drastico rispetto al passato. 

Rimane poi l’impeto, giustamente anticlericale, di rispondere al Papa che non spetta certo a lui commentare in questi termini il potere temporale che è, o dovrebbe ormai essere, appannaggio di stati laici e moderni. Ma questa è un’altra storia, sicuramente le sue parole potrebbero fare la differenza per persone credenti (e ricordiamo che i cattolici sono oltre un miliardo nel mondo), LGBT+ e non solo, che aspirano a uno svecchiamento dell’istituzione ecclesiastica. 

 

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