«Eat my tampon, fuckers!»
Donita Sparks
Dovessimo eleggere il genere musicale simbolo dell’ultimo decennio del secolo scorso, quegli anni Novanta complicati e pieni di promesse – che, ahimè, non avrebbe mantenuto –, tra Britpop, Trip Hop, Hip Hop, è augurabile che il vincitore risulti infine il Grunge. E non perché prodotto originale del decennio, ma in quanto grido di sopravvivenza partito dagli anni Ottanta – da cui esce vivo – che si affaccia oltre e accompagna la mia lost generation alla soglia del cambio di millennio.
Protagoniste dell’ondata che parte dalla west coast statunitense e in particolare da Seattle, insieme a Soundgarden, Nirvana, Pearl Jam, Alice in Chains e altri ancora ci sono le L7, band di sole donne originaria di Los Angeles, e non la parte ricca. Spesso inserite per errore tra le musiciste del movimento Riot Grrrl in quanto altrettanto femministe (vi caldeggio il recupero nel caso non le conosciate), le due fondatrici Suzi Gardner e Donita Sparks guidano le L7 nei più importanti festival rock mondiali.
È in uno di questi che avviene l’episodio conosciuto poi come tampon incident e precisamente in U.K., al Reading Festival del 1992. Problemi tecnici e un pubblico poco paziente e cafone che inizia a tirare fango sul palco sono la molla che fa scattare Donita. Dà le spalle alla folla, fruga per qualche secondo tra le mutande e volgendosi di nuovo verso i presenti brandisce con soddisfazione il tampone che si è sfilata.
«Eat my tampon, fuckers!»
Il piccolo cilindro di cotone usato volteggia placido e atterra tra le teste dei fan.
Cavolo, quanto mi mancano gli anni Novanta.
Illustrazione di Claudia Tarabella
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