NOTE SU UN VETTORE DI LIBERTÀ

La diffusione delle idee beneficia da secoli della stampa, strumento in costante evoluzione. Le zine, riviste autoprodotte a circolazione ristretta, nascono nei circoli americani di appassionati di fantascienza negli anni ‘30 del Novecento: zine è infatti una forma abbreviata di fanzine, termine che a sua volta deriva da fan (appassionato) + magazine (rivista). Se l’auto-produzione e l’auto-diffusione sono le loro caratteristiche originarie, le zine si evolvono poi nei contenuti soprattutto grazie all’influsso dei movimenti di liberazione sessuale, e  fioriscono in seguito all’invenzione della fotocopiatrice moderna, che ne permette una riproduzione più economica.

Le zine, di cui è più facile e documentabile tracciare una storia statunitense, più che italiana, mantengono una connessione speciale con i generi musicali e le subculture, prima con quella hippy e poi, negli anni Settanta, con quella punk, che ne farà largo uso, tanto da influenzare ancora oggi gran parte dell’immaginario a esse collegato . Le zine si prestano perfettamente a veicolare contenuti basati sulla ribellione alle istituzioni e su fatti ignorati dai media mainstream. Con il loro metodo di produzione do-it-yourself a basso costo e un’estetica essenziale, sono perfette per veicolare idee non convenzionali. Da questa scena, così sensibile alla libertà di espressione, si sviluppa un sotto-genere musicale, il queercore, che deve la sua nascita ed il suo successo al canadese J.D.s e all’americano Homocore, grazie al quale il mondo punk gay ovviava alla sua mancanza di rappresentazione. Sebbene di nicchia, questo genere è ancora vivo ed è un esempio di quanto le zine siano state rilevanti per le cause delle minoranze. 

Fantascienza e subcultura punk, dunque, sono i punti cardine della storia della stampa amatoriale, che tuttavia non è circoscritta a questi campi. Al contrario, il grande successo delle zine spinse numerose realtà ad utilizzare questo mezzo come strumento di elezione per visibilità, attivismo, lotta politica. Prodotti culturali non adatti alla cultura di massa, ma anche contenuti creati da minoranze oppresse dal sistema, potevano trovare un’accoglienza nella dimensione indipendente. Fra questi, una parte importante fin dall’inizio del secolo era costituita da illustrazioni e fumetti: è il caso dei porno illegali incentrati su personaggi esistenti. Le zine, sotto forma di underground comix divennero l’unica opzione per molti autori che non si piegavano alla censura del Comics Code Authority. I primi fumetti LGBT+ occidentali nacquero in questo contesto.

Le zine rappresentarono a lungo uno spazio sicuro perché raggiungevano persone alla ricerca di una comunità finalmente libera di esprimersi. Costituivano la possibilità di creare una rete prima di Internet, che ha poi sostituito questo sottobosco culturale. Anche per questo si inizia a riconoscerne il valore artistico e culturale, istituituendo archivi dedicati, come la Fanzinoteca d’Italia, con sede a Forlì, o il Queer Zine Archive Project di Milwakee.

Oggi le zine vivono un rinascimento: giovani entusist* si aggregano e ne creano continuamente: rimangono un medium efficace per condividere una visione senza censure, per sentirsi protagonisti del proprio agire, nonché un luogo di scambio stimolante e accogliente per chi ne fruisce.

Pubblicato sul numero 50 della Falla, dicembre 2019