La comunità LGBTQIA+, queer e transfemminista bolognese si prepara ad attraversare le strade della città il 25 giugno per il Rivolta Pride. Il percorso di avvicinamento al primo pride post-pandemico (o così pare) è stato costruito dalla rete informale di associazioni e collettivi che agisce a Bologna dal maggio del 2021. Un anno fa infatti, sull’onda di un risveglio politico unitario e trasversale, nel momento di massima attenzione mediatica sul ddl Zan, diverse realtà del panorama queer bolognese hanno cominciato a dialogare e a confrontarsi sullo stato dell’organizzazione politica frocia in Italia. Da quell’incontro nascono non soltanto le assemblee cittadine all’insegna di #moltopiudizan, la piazza del 16 maggio e il Rivolta Pride di luglio, ma anche il processo di elaborazione politica nazionale denominato Stati Genderali. Dopo l’assemblea nazionale di Roma, il processo di Stati Genderali ha visto il suo secondo incontro in presenza proprio a Bologna, mentre il terzo è previsto per l’8 e 9 luglio a Palermo.
Lo scenario politico in cui agiamo è fortemente cambiato rispetto a quello di un anno fa. Le misure messe in campo per affrontare la pandemia sono state in gran parte rimosse e non pesano altrettanto sulle nostre vite e sulle nostre forme di organizzazione. Le conseguenze della crisi sanitaria sono d’altronde evidenti in tutti i campi: la precarizzazione sempre maggiore del lavoro, la restrizione degli spazi di partecipazione politica, lo sfilacciamento del tessuto sociale, la crescita delle disuguaglianze, sono effetti di una trasformazione sociale accelerata e apparentemente inarrestabile, le cui tendenze erano già insite nel modello economico pre-pandemico. La guerra in Ucraina e la tensione bellica mondiale ci impongono di ripensare i nostri posizionamenti come frocie oltre i confini, schiacciate da un binarismo geopolitico e militare, in fuga dal vescovo Kiril che ci vorrebbe morte, ma declinando l’invito strumentale di chi vorrebbe fare di noi una bandiera di civiltà.
Pensarci libere, autodeterminate, in pace, economicamente indipendenti e unite è più difficile oggi di quanto lo fosse ieri, e per questo più necessario, più rivoluzionario. La tensione politica del pride crea le condizioni necessarie per questo sforzo immaginativo, apre uno squarcio nello spazio della città che è ancora imprevisto e imprevedibile, dopo 53 anni dalla prima rivolta frocia di Stonewall. Uno spazio fatto di assemblee, di discorsi politici, di incontri tra realtà diverse, di musica e di corpi che marciano. Ne abbiamo bisogno per rilanciare la nostra lotta, oltre i limiti che ha subito in questi anni, oltre le barriere che il momento storico ci impone, oltre i muri che il potere ci costruisce tutto intorno, sulla traccia delle nostre differenze.
Immagine di copertina di Ren Arman Cerantonio
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