di Vincenzo Branà

Stiamo attraversando l’autunno dei presagi: quotidianamente schiviamo macumbe e infauste premonizioni, prodotte ad hoc dalla politica per condizionare un consenso sempre più alla deriva nel mare dell’indifferenza.

Succede sicuramente in Italia dove l’appuntamento con il referendum costituzionale è diventato il countdown verso una sorta di Armageddon, annunciato da una parte e dall’altra come esito matematico della vittoria della controparte. Ma succede anche altrove, negli USA per esempio, dove il testa a testa tra Donald Trump e Hillary Clinton per la conquista della Casa Bianca ha già scatenato una propaganda a colpi di visioni apocalittiche. Donald Trump, effettivamente, è un personaggio sconcertante e la sola idea che possa diventare l’uomo più potente del mondo giustamente allarma.

Per fortuna i sondaggi ma soprattutto lo straordinario talento che il candidato repubblicano dimostra nel perdere elettori a colpi di sessismo, omofobia e becera ignoranza, sembrano tenere lontana la possibilità che Trump si aggiudichi questa corsa. Tanto basta all’opinione pubblica per far rientrare l’allarme e per mostrare addirittura un certo sollievo, quantomeno prematuro. Sfumato l’interesse sul dilemma “e se vincesse Donald Trump?”, non bisognerebbe però smettere di chiedersi come ha fatto uno come Donald Trump a sfiorare la vetta del mondo.

Pochi giorni fa il Guardian ci ricordava che più di vent’anni fa la politica aveva conosciuto un altro personaggio molto simile a Trump, un imprenditore molto ricco e spericolato, bugiardo, populista, sessista, omofobo. Un personaggio che quando annunciò, attraverso un VHS inviato a emittenti televisive, il suo ingresso in politica, quasi nessuno prese sul serio, anzi per molti dei politici del tempo fu quasi motivo di ilarità. Ma quell’outsider alla fine vinse e governò per oltre un ventennio: si chiamava Silvio Berlusconi e il Paese era l’Italia. Da allora i suoi emuli si sono moltiplicati, dentro e fuori i confini del nostro Paese. Chi oggi scruta il futuro per scongiurarne le catastrofi, generosamente ci assolve dai drammi del presente e del passato recente. Bontà sua.

pubblicato sul numero 19 della Falla – novembre 2016