Care Elisabeth e Isaura,

vi scrivo perché vorrei avere il vostro parere su una questione alquanto spinosa. Sono out da parecchi anni, nel mio nucleo familiare stretto tuttə sanno che sono gay, ma non i miei nonni. Estremamente impressionabili, bastano un paio di orecchini o dei capelli tinti a scatenare delle scenate da tragedia greca, così ogni volta che vado a trovarli cerco di presentarmi nel modo più “normale” possibile. 

La situazione inizia a essere pesante, ma non sono sicuro di voler fare coming out: un lato di me vorrebbe, l’altro, anche sulla spinta della famiglia, cerca di preservare il rapporto tra me e i nonni, che praticamente son stati dei secondi genitori. Esiste un modo per essere me stesso senza ferirli?

Giosuè

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Caro Giosuè, 

quando nacqui, nel lontano [CENSURATO], fui sbrigativamente lavata e affidata alla balia che da sola mi avrebbe accudito per il resto della mia infanzia. Vidi mio padre per la prima volta a 13 anni, il giorno del mio matrimonio, e a quel punto era troppo tardi perché lui potesse dolersi di tutte le amichette che avevo avuto nel frattempo.

Ti starai forse chiedendo: «Elisabeth, ma che c’entra tutto questo?». Ebbene, tu mi hai chiesto se esiste un modo di essere te stesso senza ferire i tuoi familiari e io voglio dimostrarti che sì, esiste: non vederli! Come dicono in Giappone: «Tokyo non vede, Kobe non duole».

Potrà sembrarti drastico, ma la verità è che ogni rapporto umano è un compromesso e non è corretto che sia tu a doverti accollare il 100% dello sforzo necessario per andare incontro alla sensibilità dei tuoi nonni. Se loro non sono disposti a vederti per quello che sei, a fare un passo verso di te, dovranno rassegnarsi a non vederti affatto. Ne va del tuo benessere. Se poi un giorno si lamenteranno della tua latitanza, potrai candidamente dire loro che faresti volentieri a meno del connubio tinta per capelli-tracollo mentale. Per quello ti basta il gay Twitter.

Evitantemente tua,

U.P. Elisabeth

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Caro Giosuè,

come sicuramente avrai notato mi sono preso parecchi mesi per rispondere alla tua domanda. La tua è una questione difficile, almeno quanto far capire ai no vax quanto siano incoscienti, stupidi ed egoisti. Qui si parla però di generazioni a confronto e i tuoi nonni, ahimè, appartengono a una generazione che ormai ha già cristallizzato i propri ideali scolpiti nella pietra.

Bisogna avere il coraggio di Raffaella Carrà per anticipare i tempi, e non tutte ce l’hanno.

La mia risposta potrebbe non renderti felice ma prende spunto dalla vita, che spesso è complicata.

Sono due le possibilità che vedo qui: lasciare da parte i nonni e vivere nella tua bolla – arredandola come più ti aggrada – o imparare a scendere a compromessi cercando di piegare le sbarre piano piano e con intelligenza.

Piccoli dettagli, per permettere loro di abituarsi. Spiegando volta per volta il motivo del tuo essere orgoglioso e felice, lasciando sottintendere. Insinuando il dubbio. Un giorno lo percepiranno e, con un po’ di fortuna e tantissima fiducia, saranno loro ad affrontare il discorso. A quel punto il tuo compito è essere chiaro, deciso e rassicurante.

Ti potrà sembrare impossibile quello che ti sto dicendo ma credimi che, a volte, il miracolo avviene.

In compenso, con me puoi essere tutto ciò che ti piace.

Un saluto dall’armadio.

Una sculacciata sulle chiappette.

ISAURA SPANKING

Illustrazioni di aThomics