La passione di Franca Rame
di Pier Paolo Scarsella
Da attrice a instancabile utopista e femminista sessantottina, Franca Rame ha vissuto la sua vita all’insegna delle più disparate passioni: il teatro, il cinema, la televisione, il marito Dario Fo, il figlio Jacopo, la politica e le lotte per i diritti. In Italia, come racconta lo scrittore Stefano Battista, c’era chi l’amava e vedeva in lei l’attrice di talento che mette in gioco la sua carriera per un ideale di militanza politica e chi la detestava vedendo in lei la pasionaria rossa. Una donna scomoda, che faceva parlare un po’ troppo di sé.
“C’è una radio che suona / ma solo dopo un po’ la sento. Solo dopo un po’ mi rendo conto che c’è qualcuno che canta. Sì, è una radio. Musica leggera: cielo stelle cuore amore / amore.”
9 Marzo 1973. Le mimose, regalate il giorno prima, “profumano” ancora sui davanzali, la rossa Milva sta per salire sul palco del Festival di Sanremo per cantare Da troppo tempo e Giulio Andreotti non ha ancora rapito la Befana. Sono gli anni degli stragi di Piazza Fontana, di Gioia Tauro e Gorizia, delle bombe che esplodono, delle trattatiive e dei contenziosi risolti a colpi di piombo. Quel giorno, in tarda serata, alla stazione dei Carabinieri di Pastrengo giunge la notizia: Franca Rame è stata punita.
La punizione, di cui le alte sfere si rallegrano, è uno stupro in piena regola. Costretta a salire da alcuni uomini in un furgoncino lungo via Nirone, “la bionda da urlo” venne picchiata, marchiata a fuoco, seviziata infine violentata per poi essere abbandonata in un parchetto pubblico vicino alla Questura. Una vendetta nei confronti della “compagna di Dario Fo”, quella femminista che andava a curiosare nelle stragi di Stato e che collaborava nelle carceri con Soccorso Rosso. Punita come donna.
“Cammino / cammino non so per quanto tempo. Senza accorgermi, mi trovo davanti alla Questura. Appoggiata al muro del palazzo di fronte, la sto a guardare per un bel pezzo. Penso a quello che dovrei affrontare se entrassi ora / Sento le loro domande. Vedo le loro facce / i loro mezzi sorrisi. / Penso e ci ripenso / Poi mi decido / Torno a casa / torno a casa. / Li denuncerò domani.”
In seguito alla denuncia, le indagini delle forze dell’ordine si rivolgono verso il gruppo di estremisti de La Fenice, ma l’inchiesta, in un turbinio di silenzi e vicoli ciechi, viene riportata sempre al punto di partenza. Solo nel ‘98, dopo un’attesa di 25 anni, tramite la confessione del pentito Biagio Pitarresi, si scopre che il mafioso Angelo Angeli è uno dei responsabili materiali della violenza insieme ad “un certo Muller” e “un certo Patrizio”.
Nell’ordinanza di arresto del 3 Febbraio del ’98 si legge inoltre: “Conferma che l’azione era stata ispirata da alcuni carabinieri della Pastrengo, Comando dell’Arma con il quale sia Pitarresi sia Angeli erano in contatto per il supporto in attività di provocazione contro gli ambienti di sinistra”. A Pitarresi si aggiungono anche le dichiarazioni di Nicolò Bozzo, generale dei carabinieri, il quale confermò che “un crimine del genere non nasce a livello locale“.
Tanti nomi tra i possibili coinvolti: dall’allora Presidente del Consiglio Giulio Andreotti, ai Ministri Mario Tanassi e Mariano Rumor, passando per il generale della divisione Pastrengo dei Carabinieri, membro della loggia P2, Giovanni Palumbo. Ci sarebbero i presupposti per una svolta nelle indagini, però, il reato è già caduto in prescrizione. La beffa.
Ma Franca non si è fermata e già nel 1981 con il monologo Lo Stupro contenuto nell’opera Tutta casa, letto e chiesa prima nei teatri e poi in Rai torna a parlare della violenza subita. Parole fortissime che portò in giro per l’Italia in tutto il decennio successivo.
Dedicatasi da allora al teatro in maniera totalizzante, insieme al marito, nel 2006, dopo le insistenze del figlio Jacopo Fo e di centinaia di sostenitori che invocavano la sua candidatura, Franca Rame si presenta come capolista al Senato in Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Umbria e Toscana per il partito L’Italia dei Valori di Antonio di Pietro. In seguito alla sua elezione, lo stesso anno, venne proposta per ricoprire la carica di Presidente della Repubblica, ottenendo 24 voti.
Contraria alla missione in Afghanistan e all’allargamento della base Usa a Vincenza, per i due anni in cui ricopre il mandato di senatrice lavora alle Commissioni di Bilancio, Finanza, Lavoro e Previdenza sociale. Nel gennaio del 2008 dopo diversi annunci rassegna le sue dimissioni descrivendo l’esperienza politica in Parlamento come il periodo più brutto della sua vita.
“Quel palazzo è il frigorifero dei sentimenti. Non riesci a fare amicizia con nessuno. Non ti vedono. Non ti salutano. Conti solo per quel voto che devi dare in aula”.
Negli anni successivi continua a recitare i silenzi e le intenzioni delle donne sul palco, mentre raccoglieva le loro storie nel suo blog.
Scomparsa nel maggio del 2013 in seguito a un ictus a distanza di quattro anni dalla sua morte, mentre insorgenze fasciste tornano alla ribalta, della forza di pasionarie rosse come Franca Rame si sente tanto la mancanza.
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