di Mattia Macchiavelli

Il poster del numero di giugno de La Falla è dedicato all’orgoglio e, come da tradizione, frutto del lavoro collegiale e dello sforzo creativo di tutta la redazione. Quest’anno abbiamo voluto ampliare ancora di più le maglie di questa riflessione comune, invitando a collaborare con il nostro giornale Gli Infanti: collettivo nato dalla volontà di mettere in comunicazione diversi approcci artistici all’interno di un orizzonte di contaminazione reciproca e di riscoperta di una potenza generativa pre-verbale.

La collaborazione tra La Falla e Gli Infanti si estende anche al blog del giornale: divers* artist* illustrano i nostri articoli con produzioni originali, visibili all’indirizzo: lafalla.cassero.it

Essere parte di un collettivo significa lavorare tanto sull’identità individuale, quanto su quella collettiva: dove finisce la firma personale e dove comincia quella comune?

In quanto individui siamo immersi in un contesto o ambiente, ma tale situazione è molteplice e fatta di superfici che si intersezionano. Per evolversi come identità collettività è necessario evolversi prima come individualità. La firma personale non finisce poiché, insieme alle altre individuali, va a formare la comunità – il plurale non esiste senza il singolare, come il singolare non sussiste senza il plurale.

Se doveste descrivere il vostro concetto di arte utilizzando tre parole, quali scegliereste?

Atto, linguaggio, necessità.

E se vi chiedessi di definire la vostra arte utilizzando una sola immagine? Quale utilizzereste?

Il viso di un bambino, con lo sguardo ludico e al contempo insidioso (come solo gli infanti sanno fare), che guarda e scruta il circostante per sfuggirne/farne suo ogni elemento possibile.

Che rapporto c’è tra il vostro essere artiste/i e l’attivismo LGBTQI?

Molti di noi sono direttamente interessati e partecipi di questa realtà. Ma anche coloro che nel pratico non si dedicano all’attivismo LGBTQI, sono comunque attivisti. Il fare artistico è un dire, è un agire e dunque non potrà mai essere inerme.

Cosa significa per voi il termine Pride?

L’essere fieri di quel che si è, si è stati e si sarà. È l’essere consapevoli dei propri errori, successi, debolezze, paure – la mera consapevolezza di sé stessi. E solo maneggiando questa enorme potenza – la fiera consapevolezza – ci si dirige verso la versione più vivida del sé stessi, innervandosi così nel mondo.

Nel dibattito politico attuale, cittadino e non, la riflessione sui luoghi della vita pubblica si pone come tema prioritario; come può l’artista intervenire nello spazio pubblico?

Ci si ricollega al discorso sull’ambiente. In quanto immerso in un contesto, l’individuo contribuisce al mantenimento di questo. Dunque l’artista, come tale, deve intervenire nell’orizzonte del reale. Come pensate si sia evoluta l’arte? Da linguaggio non verbale primitivo, è diventata in seguito il primissimo strumento di alfabetizzazione e di aggregazione per le popolazioni.

Nel poster che avete realizzato per La Falla vi sono diversi elementi fantastici: qual è il ruolo della meraviglia nella nostra contemporaneità?

Caro amico, Teodoro aveva ragione su di te. La sensazione di cui mi dici si addice particolarmente al filosofo: il meravigliarti. Non vi è altro inizio della filosofia se non questo, e chi affermò che Iride era figlia di Taumante (come sembra), non fece male la genealogia.”

Nel Teeteto Socrate si rivolge così al protagonista, un giovane matematico ateniese (con il quale stava intrattenendo una discussione). Taumante nel pantheon dell’antica Grecia era la divinità della meraviglia. La meraviglia (quella autentica e non epidermica) è prerogativa dell’essere umano e sempre lo sarà. Chi si meraviglia capirà.  

Infine, la domanda della staffa. Se Gli Infanti fossero una categoria del porno, quale categoria sarebbero?

Orgia.

Pubblicato sul numero 26 della Falla – giugno 2017