Il ruolo delle donne nella musica classica e nella direzione d’orchestra 

Nel saggio How music and instruments began: a brief overview of the origin and entire development of music, from its earliest stages, lo studioso britannico Jeremy Montagu ci invita a ragionare su come la musica esistesse molto prima che si codificasse una parola per definirla. Antecedenti ai concetti di note e armonie, ci sono i suoni: il battere ritmico di mani, legni o pietre; le grida degli uomini per riconoscersi a caccia o in battaglia; le nenie soffici delle donne che cullano i loro bambini: prima ancora che si inventassero strumenti appositi per fare musica, lei già esisteva ed era di tuttə, per tuttə. Poi – lentamente, ma non troppo – essere musicisti è diventato appannaggio solo degli uomini e anche in questo caso l’impronta del patriarcato ha segnato il destino delle donne nella società, nella cultura e nel mondo dell’arte.

Conosciamo esecutrici molto dotate, cantanti famose, ottime strumentiste; purtroppo, anche nella musica, la subordinazione femminile resta antipaticamente presente, soprattutto se prendiamo in considerazione la parte più creativa di questo lavoro: la composizione. Le eccezioni si possono contare sulle dita di una mano e, fra queste, troviamo Maddalena Casulana, prima donna ad aver pubblicato, a suo nome e in pieno Rinascimento, una raccolta di madrigali con dedica rivolta a Isabella de’ Medici, in cui chiarisce di voler «mostrare al mondo il vanitoso errore degli uomini di possedere essi soli doti intellettuali, e di non credere possibile che possano esserne dotate anche le donne». Senza scavare troppo nel passato, resta emblematico il caso di Maria Anna Mozart, sorella del ben più noto Wolfgang Amadeus. La ragazza si rivelò una talentuosa pianista tanto che, per lei, il fratello compose alcuni pezzi a quattro mani da suonare in coppia e la omaggiò con il Divertimento in re maggiore per oboe, corni e archi, oltre a sottoporle sempre le proprie partiture per avere il parere tecnico di «un’insegnante apprezzata». Quando però la famiglia dovette investire sulla carriera dei figli, non servì discuterne: Maria Anna andò in sposa al barone von Berchtold per dedicarsi alla casa e ai figli e tutto il suo lavoro artistico, comprese le sue probabili composizioni, si perse nel dimenticatoio. 

Definire la musica sessista sembra una contraddizione di termini: lei che ha Cecilia come santa patrona, che secondo la mitologia greca è regalo della musa Euterpe all’umanità e che in italiano è femminile pure nel nome, vive ancora imbrigliata in schemi binari e antiquati in cui, per esempio, certi strumenti sono più maschili di altri. E più scaliamo la piramide del successo, più i nomi di donna si fanno rarefatti, sebbene la Fondazione Adkins Chiti – Donne in musica abbia costruito una banca dati di oltre 400 musiciste, solo per le europee contemporanee. Un dato rimane più significativo di altri: se osserviamo chi dirige le orchestre, notiamo che i colleghi uomini sono oltre 600, le donne solo una ventina, e se pensiamo che il primo festival internazionale che pone l’accento sulla direzione al femminile è la rassegna di Lucerna del 2016 (guidata fra l’altro da un uomo, Riccardo Chailly), sembra davvero di aver fatto poco strada.

In Italia possiamo vantare Speranza Scappucci, prima connazionale e quarta donna a salire sul podio dell’Opera di Vienna, mentre nel panorama internazionale brillano l’australiana Simone Young – nel 2005 bacchetta dei Wiener Philharmoniker – e Marin Alsop, a capo dell’Orchestra di Baltimora e allieva di Leonard Bernstein, che sottolinea come ancora nel terzo millennio per una donna esistano «prime volte obbligate» anche in musica. Pensiero in linea con quello della finlandese Susanna Malkki, direttrice principale dell’Helsinki Philharmonic Orchestra e amica dell’Orchestra del Teatro alla Scala, che suggerisce alle ragazze intenzionate ad affacciarsi al podio di pensare solo alla musica, perché dirigere significa intraprendere un viaggio che dura tutta la vita, anche se ammette di avere avuto lei stessa il timore di non essere accolta da tutti. E infine Janette Sorrell, la celebre direttrice americana che, nel 1991, ha fondato la Apollo’s Fire, l’orchestra barocca di Cleveland: femminista e attivista, partecipa spesso a incontri nelle scuole per avvicinare le più giovani alla musica classica e solo qualche anno fa è stata invitata a intervenire al Women’s Equality Day.

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