RAPINA A MANO ARMATA

Questo aneddoto l’ho raccontato molte volte. E ogni volta conserva la sua forza, anche quando tra le persone che ascoltano c’è qualcuno che lo conosce già. Un classico dell’umorismo.

Le modelle della Maison du Cassero, prima metà degli anni ’90.

Eravamo in Porta Saragozza, metà anni ’90, al termine di un’assurda serata in cui una matrona (La Max) vendeva tagliandi per un ballo a mille lire, e noi modelle della Maison tutte in fila, pronte a concederci per il ballo con l’avventore pagante che ci consegnava lo scontrino. Inutile sottolineare che i balli erano solo lenti e che noi eravamo conce in modi che solo il nostro inconscio poteva definire femminili. Ma anche questo era, per noi, raccogliere fondi. Insomma: brutte, motivate e in vendita.

Mentre qualcuna si struccava, qualcun’altra sbevazzava al bancone del bar e La Max racimolava il denaro raccolto, un avventore alto, straniero e biondissimo, fa per aprire la porta e uscire e si ritrova con un gruppo di persone davanti all’uscio che gli puntano una pistola in volto. Il biondo e distinto avventore sviene a terra e i cinque malviventi lo scavalcano ed entrano.

Quattro armati di coltello e uno di pistola. Si sono guardati intorno per capire dov’erano finiti e, non afferrando il senso economico dell’azione, hanno iniziato a ripetere “Giù”, “Soldi”, “Cassa”. Nonostante l’assenza di soggetti e predicati lasciasse trasparire che non si trattava di italiani, La Max rispose: “Nun me posso abbassà che me fa male la schiena!”. Il loro sconcerto aumentava. Cinque uomini armati contro un gruppetto di travestiti improbabili. Qualcuno dormiva accasciato sul bancone. Loro continuavano a ripetere le uniche tre parole che avevano già collaudato. Marinella mostrò loro che la cassa era vuota. Non sapevano che fare. C’era anche in bella vista il bidone trasparente di raccolta fondi per la LILA, con un po’ di soldi dentro. Ma più spaventati di noi decisero di indietreggiare e guadagnare l’uscita a mani vuote, scappando.

Chiamammo immediatamente la polizia, che di fronte al nostro grido d’aiuto per “rapina a mano armata”, arrivarono in pochissimo tempo. Alti ragazzoni con mitra spianato, adrenalici iniziarono a chiederci: “Da che parte sono andati?”. E noi: “Da quella”, indicando i viali. “Com’erano?”. E noi in coro: “Brutti!”.

A quel punto non so se la polizia fu colta dallo stesso sconforto che colpì i rapinatori, fatto sta che la loro adrenalina sparì e si avviarono ad acciuffarli. E li acciuffarono.

pubblicato sul numero 1 della Falla – gennaio 2015

immagine realizzata da Vincenzo Palombino del collettivo artistico Gli Infanti