L’IMPORTANZA DEGLI SPAZI LESBICI, TRA CHIUSURE ED ESEMPI DI LOTTA, RESISTENZA E SPERANZA

Comunità e senso di appartenenza sono cose che tutt* ricerchiamo. Ci viene detto che là fuori esistono, basta solo trovarli, ma per molt* di noi non è così semplice. Età, razza, classe, genere, abilità e un numero infinito di altri fattori hanno un impatto sul nostro accesso alle comunità in cui troveremo altre persone con cui condividere esperienze.

Negli Stati Uniti dal 2010 a oggi hanno chiuso oltre 100 bar, librerie e spazi comunitari in cui si riuniscono persone lesbiche (ma anche in Italia, di per sé più povera di luoghi esclusivamente lesbici, la situazione è simile). Gli spazi lesbici e queer sono sempre stati precari: molti di questi hanno avuto vita breve e non hanno mai avuto modo di sopravvivere, sia politicamente che economicamente. Nel documentario All We’ve Got, la regista e scrittrice Alexis Clements analizza alcuni tra quelli che sono rimasti, parlando così di lotta, resistenza e speranza.

Attraverso quei luoghi racconta la storia di una comunità troppo spesso invisibilizzata: quella delle lesbiche. Per questo motivo All We’ve Got è così importante: mostra come viviamo e (r)esistiamo attraverso gli spazi, che spesso sono tutto quello che abbiamo, come suggerisce il titolo, dal momento che per la società eterocisnormativa non dovremmo abitare nessun luogo. Ci mostra inoltre quanto la richiesta di un luogo fisico sia incredibilmente importante per una comunità, per la sua permanenza nel tempo e l’impatto che ha su un territorio.

Inoltre il documentario si concentra anche sulle difficoltà delle donne trans nel trovare uno spazio che le accolga: quando non vengono rifiutate a priori, molto spesso la loro presenza è estremamente politicizzata, dal momento che vengono percepite solo e unicamente come donne trans. Clements sottolinea l’importanza di poter avere luoghi accoglienti in cui poter raccontare altro di sé, oltre le difficoltà che l’essere transgender comporta. 

Le persone in queste realtà lottano, creano, sognano e immaginano cose nuove. L’ultimo invito della regista è quello non soltanto di mantenere intatti i luoghi lesbici, ma di poter immaginare che in qualsiasi spazio una donna lesbica e/o trans possa sentirsi al sicuro, perché tutt* dovrebbero poter provare quest’esperienza, questo tipo di libertà.

Il desiderio di aggregazione per le donne LGBTQIAP+ non è mai diminuito: è importante trovare il modo di rispondere a questa necessità.

Immagine in evidenza da mymovies.it, nel testo da someprefercakefestival.com e da wmm.com