Alla 19° edizione del festival internazionale Gender Bender Affetto Domino è stato presentato Babae – spettacolo di danza interpretato e coreografato da Joy Alpuerto Ritter (nota come Joy).
Ispirato alla Danza delle streghe della coreografa tedesca Mary Wigman, Babae – che in filippinosignifica “donna” – unisce la formazione sui palchi tedeschi dell’artista californiana alle sue origini, radicate nella cultura e nelle danzepopolarifilippine.
Come una divinità ctonia, una donna (Joy) sembra quasi emergere dal sottosuolo, i piedi immersi nell’acqua (del canale Cavaticcio, nella messa in scena bolognese) fissa il pubblico nel camminare verso terra e le frontiere canoniche dello spazio scenico appaiono già decentrate, fuori dai cardini. La cornice iniziale investe così di senso il vocabolario di movimenti a cui il corpo femminile darà voce.
In poco più di 30 minuti di spettacolo, in una scena spoglia e poverissima i cui unici elementi sono cinque vasi dai colori diversi, Babae magnifica la presenza scenica della donna attraverso la riappropriazione della figura della strega.
Le punte dei piedi sono spezzate, i talloni irrigiditi, le gambe tese in uno stato di elettricità, mentre le mani tessono un arabesco di pose quasi stereotipate: la donna si confonde con l’aracnide. A volte non sembra esserci alcuna corrispondenza tra musica (di Vincenzo Lamagna e Yarcin Engler) e movimento come a tracciare la dissonanza e il disaccordo dei rituali d’inversione nelle rappresentazioni canoniche delle danze delle streghe. L’elemento del disordine nel movimento del corpo è proprio della semiotica della strega nelle rappresentazioni teatrali occidentali fin dal Medioevo. Ma il ritmo spezzato, in cui è complice l’influenza dell’espressionismo tedesco di Wigman, si converte poi in movimento fluido, sensuale, camuffato dall’hip hop fino ad arrivare al voguing.
La danza della strega si risignifica così in una fibrillazione rituale per l’evocazione del potere.
Il corpo richiama e seduce la terra, in un attaccamento reso dallo strisciare di Joy sul palco o dai rapidi scatti ora serpentini ora grossolani. Il potere femminile che viene invocato si realizza nel connubio tra il sensuale e l’animalesco alla ricerca di un rapporto euforico con la terra. I cinque vasi potrebbero suggerire i quattro elementi (terra, aria, acqua e fuoco) e un quinto da cui viene estratta in ultimo una spiritualità magica (messa in scena attraverso l’effetto ottico di una polvere di brillanti). Più che celebrare il potere femminile o un suo blando legame con la terra, Babae restituisce la terra alle streghe e l’humus più che l’homo cartesiano alle donne.
Le donne considerate streghe e condannate a morte in quanto tali, nell’Europa moderna, non erano solo quelle marginalizzate dalla società, vittime del processo di espropriazione della terra, donne povere, sole e anziane (ne abbiamo parlato qui). Erano considerate streghe anche le partorienti, le cuoche, mediche ed erboriste che preparavano medicamenti ai malati, e tutte coloro che detenevano una sapienza strettamente legata alla terra e alla natura, nonché associata al ruolo di cura a cui la società patriarcale relega(va) la donna (per un approfondimento sul sapere e potere sovversivo delle streghe segnaliamo questo articolo). Nelle accuse che colpirono le streghe, si ritrova sempre un legame con le altre specie del mondo animale e vegetale. Per esempio, si credeva che le streghe potessero comunicare con spiriti familiari demoniaci dalle sembianze animalesche, oppure si credeva potessero controllare o sabotare il bestiame altrui. Questo come altri pregiudizi e credenze da parte dei persecutori è un aspetto in comune anche alla tradizione della witchcraft nella cultura filippina (dove storicamente si riconoscono pratiche e connotazioni diverse sulla base dei diversi gruppi etnici), prima ma soprattutto dopo l’invasione coloniale spagnola.
Potrebbe essere proprio la riabilitazione e la riappropriazione di questo legame transpecie ad avvicinare tuttə noi alle streghe oggi e che la danza mette in movimento creando sulla scena le condizioni di un nuovo ordine simbolico. Babae attraversando culture e stili lontani nello spazio-tempo riscrive l’animale nel femminile, non figurando una nuova mistica della femminilità, ma liberandola con un diverso potere in un diverso ordine.
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