È omosessuale il consigliere comunale leghista di Casalecchio di Reno che, nella Giornata contro  la violenza sulle donne (quasi 100 le donne uccise in Italia fino al 25 novembre), ha affermato che «il 90% degli stupri denunciati sono falsi». Il giovanotto era stato celebrato in un ampio articolo pubblicato su La Verità, il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro, il 9 agosto di quest’anno. Titolo eloquente: «Sono leghista e gay. Macché omofobia, bisogna farla finita con l’ideologia LGBT». 

L’intervista era condotta da Francesco Borgonovo, cronista specializzato nel bastonare verbalmente gay, lesbiche, trans e bisessuali.

Panorama, identico direttore, pubblica nel suo ultimo numero un lungo articolo di Vittorio Sgarbi a favore di Domenico Dolce (socio di Stefano Gabbana), il quale nel 2015 si scagliò contro la gestazione per altri. Dolce&Gabbana, berlusconiani nel passato, sono tra i non pochi omosessuali che si schierano a destra non solo politicamente, anche concettualmente, indirizzando epiteti misogini verso le donne. Perché gay e donne acquistino i loro prodotti e li arricchiscano è un bel mistero.

C’è rimpianto verso un passato in cui donne, gay, lesbiche, trans e bisessuali si nascondevano e chinavano la testa di fronte al maschio presunto eterosessuale. E più si amplia il numero di persone che si ribella, più si incarogniscono.

Per costoro va bene essere gay, lesbiche, trans, donne autonome, ma come riconoscimento di uno stato di privilegio e di sostanziale sudditanza, non come diritto e cittadinanza uguale. Misoginia, omofobia, lesbofobia, transfobia e bifobia vanno a braccetto.

Un clima culturale regressivo e vendicativo, da combattere con energia.

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