Il movimento intellettuale del primo novecento per l’abolizione dei reati legati all’omosessualità

Tra le pietre miliari delle rivendicazioni e lotte della comunità LGBTQ+, quella per la depenalizzazione dell’omosessualità ha certamente un ruolo cardine. Piacerebbe pensare che si tratti di un capitolo ormai affidato alla storia, ma purtroppo non è così: dati aggiornati al 16 aprile 2021 ci ricordano che l’omosessualità è ufficialmente reato in 67 Paesi. In sei di questi è prevista addirittura la pena di morte.  

Nel ristretto cortile dell’Europa di storicizzazione si può parlare già di più. Tra presunto malcostume e reati veri e propri, il nostro continente ha presentato situazioni dissimili, dalla repressione a contesti in cui il dato legale contrastava poi con un’effettiva tolleranza. Un momento di svolta, ça va sans dire, è stata la rivoluzione francese. Nel 1791 vennero aboliti una serie di reati secondo i principi dell’illuminismo, tra cui anche la sodomia, e la linea venne mantenuta nel Codice napoleonico. Malgrado l’abolizione continuò una certa repressione dei comportamenti omosessuali grazie all’utilizzo di leggi in difesa della morale. Il segnale però penetrò nel centro Europa e andò condensandosi nella nascita del primo movimento omosessuale. 

In quella Germania che ancora non aveva conosciuto il Terzo Reich, fulcro della grande area nota come Mitteleuropa, Magnus Hirschfeld – intellettuale, medico, attivista – si profuse in una strenua lotta contro l’abolizione del paragrafo 175, la sezione del codice penale tedesco che criminalizzava l’omosessualità. 

Ad alimentare la battaglia, e soprattutto la risonanza che ne derivò, furono alcuni fatti di cronaca riguardanti la fetta di popolazione che, per attività, aveva una voce, e cioè artisti, scrittori, musicisti: in una parola, gli intellettuali. A scuotere quella che chiameremmo oggi opinione pubblica fu l’emblematico caso di Oscar Wilde, che nel 1895 fu vittima di un processo per sodomia che lo condannò ai lavori forzati. Al di là della vicenda processuale bislacca e delle conseguenze sul piano personale di Wilde – perfettamente riassunte in una lunga lettera dello scrittore al suo amante, il burrascoso Alfred Douglas, che prende il nome di De profundis – la risonanza del caso portò proprio a un movimento di coscienza su questi temi. Non a caso la fondazione del Comitato scientifico e umanitario a opera di Hirschfeld risale al 1897 (due anni dopo il processo di Wilde), ma è dello stesso anno una petizione per l’abolizione del reato di atti contro natura consegnata al Reichstag (il parlamento tedesco) e firmata tra gli altri da Emile Zolà, Lev Tolstoj, Richard von Krafft-Ebing. Fu la prima di una lunga serie.

1897, 1900, 1903, 1907, sono le date più significative di raccolta firme contro il paragrafo 175. Inascoltate ma significative, queste attività raggiunsero il loro culmine nel 1922, con una proposta lanciata ancora una volta da Hirschfeld ma che in questo caso raggiunse la quota di oltre 6000 firme di scienziatə, politici e artistə, tra cui occorre annoverare la presenza di alcune delle massime espressioni dell’intellettualità dell’epoca: Albert Einstein; Rainer Maria Rilke; Lou Salomè; Arthur Schnitzler; Herman Hesse; Thomas Mann.

La firma di Mann si classifica come forse la più emblematica: da sempre in lotta contro sé stesso rispetto a pulsioni omoerotiche e amori in parte non corrisposti, Mann era a tutti gli effetti il rappresentante di punta del mondo intellettuale del primo ‘900. Le sue opere gli valsero dalla critica l’appellativo di «ultimo dei classici», i suoi rapporti epistolari lo misero in contatto con figure come Hesse, Roosevelt, Freud – con il quale condivideva la convinzione che esistesse un orientamento bisessuale di base nell’umanità – e moltə altrə. La peculiarità della sua linea di condotta rispetto all’omosessualità, della quale non si è mancato di sottolineare parecchie criticità, ne fanno una figura emblematica sia del conflitto personale sul piano dell’orientamento negli anni del primo ‘900, sia di quel conflitto che preannunciava il crollo dell’ideale borghese e con esso il pervasivo controllo del desiderio e dei corpi.

Immagine in copertina da: www.ushmm.org