Nel crescente bisogno di un discorso LGBT+ intersezionale, Simon Nkoli appare oggi come un precursore il cui attivismo ha tradotto nei fatti la teoria del personale come politico

Nato a Soweto, la più grande baraccopoli del Sudafrica, fece coming out a 18 anni, nel ’75: ancora in pieno apartheid, Nkoli, per poter frequentare il suo primo ragazzo  (bianco), doveva fingersi il suo domestico. Alle lotte per il movimento LGBT+ affiancò ben presto la militanza per i diritti della popolazione nera e per questo finì in carcere, perdendo il sostegno dei compagni gay che erano tutti bianchi. 

Dopo aver fondato una nuova associazione, che organizzò il primo Pride in Sudafrica, fece il suo secondo coming out come HIV+, e iniziò a impegnarsi in prima linea anche nella lotta contro l’AIDS ormai dilagante. In soli vent’anni di militanza, Nkoli riuscì a dare al Sudafrica un primato invidiabile: il primo Stato del mondo (e tuttora l’unico africano) a garantire, sulla Costituzione, uguali diritti alle persone gay, lesbiche e trans*. È morto a 41 anni, nel 1998, il giorno prima del World Aids Day.

Pubblicato sul numero 59 della Falla, novembre 2020

Immagine realizzata da Riccardo Pittioni