Vate capovolto, come capovolta era stata la Roma di Stajano, santo e corruttore, frocio e reazionario, ma sempre un passo davanti a noi, Pasolini sembra ancora aggirarsi tra i resti di un’Italia per noi, e per lui, ormai irriconoscibile. Ricoperto – alla stregua del Paese – di una sostanza insieme invischiante e respingente, Pasolini non è che un fantasma fluorescente, un morto vivente, evocato e invocato cocciutamente perché funga da guida in una melma, in cui soprattutto noi, iperconsonantizzati soggetti queer italiani, siamo impantanati. Ma il santo non può più bestemmiare. Il suo invito per noi resta dunque uno solo: farsi continuamente irriconoscibili al potere, continuando “imperterriti, ostinati, eternamente contrari, a pretendere, a volere, a identificarsi col diverso.” Amen.

pubblicato sul numero 13 della Falla – marzo 2016

immagine realizzata da Riccardo Pittioni, del collettivo artistico Gli Infanti