Firdaus. Storia di una donna egiziana, il primo libro di Nawāl al-Sa’dāwī, raccontava la sua vita: dalla nascita nel 1931 nel Delta del Nilo, attraverso la mutilazione genitale subita a sei anni dalla daya del villaggio, fino alla laurea in psichiatria e al divorzio con i primi due mariti, che la volevano moglie e non scrittrice.Femminista e socialista, dopo la pubblicazione del suo importantissimo saggio Women and Sex venne cacciata dal Ministero della Salute e condannata a tre mesi di carcere per apostasia e crimini contro lo stato. Ma l’esperienza del carcere le diede solo nuovo slancio, e nel 1982 fondò la Arab Women’s Solidarity Association, presto dichiarata fuorilegge. Si trasferì negli Stati Uniti dal 1993 al 1996, per insegnare alla Duke University, e tornata in Egitto potè vedere nel 2008 l’abolizione della circoncisione femminile, della clitoridectomia e dell’infibulazione. Continuò il suo percorso di attivismo fino alla morte nel 2021 con la partecipazione alle proteste del 2011 contro il regime di Mubarak, condividendo il sogno rivoluzionario per un Egitto democratico e libero, soprattutto dalle religioni monoteistiche in cui vedeva il principale ostacolo all’autodeterminazione femminile. Da un’intervista al Guardian: “Di solito gli scrittori invecchiando diventano conservatori. Io con l’età divento sempre più radicale. Noi donne siamo oppresse da tutte le religioni. È l’estremismo religioso la più grande minaccia oggi alla liberazione delle donne. In tutto il mondo assistiamo a un contraccolpo del femminismo proprio a causa della diffusione di un movimento religioso fondamentalista globale.”
Illustrazione di Riccardo Pittioni
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