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Fino al film biografico del 2014 nessuno sapeva chi fosse Alan Turing. Ed è un’ingiustizia terribile, perché non solo lui dovrebbe essere nel Pantheon degli eroi e dei geni occidentali, ma la sua morte fu profondamente intrisa di violenta omofobia di stato.

Nato il 23 giugno 1912, fu matematico, logico, nonché padre dell’informatica. Fu il capo della squadra di crittografi britannici che, grazie alle sue intuizioni geniali, riuscì a decifrare i codici delle comunicazioni tedesche, contribuendo a salvare centinaia di migliaia di vite durante la seconda guerra mondiale. Né lui né i suoi colleghi ottennero, in vita, alcun riconoscimento: avevano il divieto di parlare di quelle attività. Arrestato per omosessualità nel 1952, si sottopose alla castrazione chimica a base di estrogeni per evitare il carcere, ma la depressione che ne seguì lo portò al suicidio il 7 giugno 1954.
Non aveva ancora compiuto 42 anni.

pubblicato sul numero 26 della Falla – giugno 2017

immagine realizzata da Riccardo Pittioni del collettivo artistico Gli Infanti