Sporco, pericoloso, malato, triste, emarginato, vittima, moribondo, tossico, pervertito, debole: queste sono alcune delle etichette che vengono associate alle persone sieropositive ancora oggi. Stereotipi che rendono uno stato sierologico qualcosa di cui vergorgnarsi, un marchio infamante.
“Pride libera tutt*” è il motto del Bologna Pride. Libere/i da tutti i pregiudizi e da tutte le forme di discriminazioni. Gay, lesbiche, bisessuali, transessuali sfileremo contro tutte le forme di omo-bi-transfobia ancora presenti in questo paese. Quel giorno, mescolate tra la folla, sfileranno coi loro corpi anche le persone sieropositive, persone che vivono una doppia discriminazione.
Essere HIV+ per molte persone significa essere rifiutate dalla famiglia e dagli amici, essere HIV+ per altre significa vivere la propria vita sessuale con timore per paura del rifiuto, essere HIV+ per alcune significa essere considerate malate o peggio degli untori, essere HIV+ significa anche dover leggere su chat per incontri “cerco solo sani”, essere HIV+ significa sentirsi dire “te la sei cercata”, essere HIV+ significa talvolta essere licenziati, come è successo recentemente a Treviso (nonostante la legge 135 del 1990 dica espressamente che l’infezione da HIV non può costituire motivo di discriminazione per il mantenimento del posto di lavoro).
Contro ciò dobbiamo tutte e tutti sfilare il giorno del Pride, aldilà del nostro stato sierologico. Dobbiamo far sentire a chi è HIV+ che non è una persona che si è meritata il virus, che non è sola/o nella lotta contro lo stigma. In queste occasioni, più che mai, nessuna/o deve essere lasciata/o indietro. Nessuna/o è emarginata/o se le/gli siamo vicine/i, nessuna/o è colpevole ingiustamente se non la/o si accusa in base ad un pre-giudizio.
Quel giorno saremo chiamate/i a lottare contro il pregiudizio secondo cui la persona con HIV deve essere responsabile per la salute altrui, contro il “se sei sieropositivo devi pensare tu a proteggere l’altra persona”. Da cosa? Da chi? Ognuna/o deve essere responsabile per sé senza demandare la responsabilità a terzi. Del resto non esiste solo l’HIV e anche le persone sieropositive possono contrarre altre infezioni a trasmissione sessuale. Deve essere chiaro che una persona HIV+ è una persona che vive una vita come le altre per merito delle terapie attualmente disponibili e che grazie agli strumenti e alle pratiche safer sex le possibilità di contrarre le infezioni a trasmissione sessuale (IST) sono drasticamente ridotte.
Ricordiamoci che dobbiamo difenderci da tutte le IST e non dalle persone HIV+ e questo è possibile praticando sesso sicuro, informandoci e sensibilizzandoci sui temi legati alla salute.
Quel giorno saremo anche chiamate/i a lottare contro l’ “avresti dovuto dirmelo”, ovvero contro la pretesa che una persona con HIV debba dichiarare a priori il suo stato sierologico a tutte/i in maniera indiscriminata. La disclosure è un atto importante che richiede forza e consapevolezza, va fatta quando e con chi si ritiene opportuno. Nessuna/o deve essere obbligata/o a dichiarare il proprio stato sierologico, sul lavoro o nei rapporti con le altre persone (famiglia, amicizie, partner occasionali o in relazioni stabili). Nella vita di coppia, non esiste una “ricetta giusta”, sicuramente è bene affrontare il tema HIV con serenità, senza tabù o remore, affinchè possiamo essere aperte/i ad accogliere eventuali disclosure: spesso chi è HIV+ teme un rifiuto allorchè deve dichiarare il suo stato sierologico.
È ora di liberare il mondo dall’ignoranza che aleggia attorno all’HIV e all’essere sieropositivi: il pregiudizio e la disinformazione sono i veri nemici contro coi combattere le nostre battaglie quotidiane, il giorno del Pride come ogni altro giorno dell’anno. Siamo + liber*!
pubblicato sul numero 16 della Falla – giugno 2016
Perseguitaci