PENSACI PRIMA LANCIA UNA CAMPAGNA A DUE SETTIMANE DALLE ELEZIONI REGIONALI

di Valentina Pinza

«Sei favorevole alla violenza di genere?»

Nessuno risponderebbe in modo affermativo, eppure è una domanda molto meno semplice di quanto sembri.

Lo chiede Pensaci Prima, la campagna di mobilitazione contro la violenza di genere per la regione Emilia Romagna, un coordinamento che ha tra le realtà promotrici le/gli attivist* di Avanti, March – gruppo informale nato nel marzo del 2019 per manifestare contro Il Congresso mondiale delle Famiglie a Verona -, i centri antiviolenza della regione e l’Associazione Orlando.

In vista delle elezioni regionali tra poco meno di due settimane e dopo aver intervistato in video persone comuni sul tema della violenza di genere, Pensaci Prima ha domandato ai candidati e alle candidate alla Presidenza e al Consiglio della regione di prendere un impegno concreto su tre richieste specifiche, elaborate grazie a interviste dirette alle operatrici dei centri e alle donne che partecipano ai percorsi di fuori uscita dalla violenza.

Innanzitutto raddoppiare e rendere strutturali le risorse ai centri «sostenuti per lo più dal lavoro volontario delle donne» spiega Angela Romanin, responsabile del Coordinamento regionale centri antiviolenza, la cui scarsità lascia operatrici e donne aiutate in una situazione di pericolosa precarietà; un reddito mensile di 780 euro di sostegno per le donne che hanno subito violenza, che le aiuti nel percorso di separazione e di reinserimento nel mondo del lavoro; un fondo regionale per coprire le spese di assistenza legale in ambito civile e penale, simile a quello istituito dalla regione Piemonte, perché, racconta l’avvocata Cristina Magnani di Linearosa Ravenna, il gratuito patrocinio non si applica alle donne che hanno un reddito lordo superiore agli 11.493,82 euro. Consapevoli, però, che l’accesso alla giustizia per le donne maltrattate è un tema che va ben oltre le risorse economiche e investe appieno anche la sfera culturale.

Giulia Sudano, presidente dell’associazione Orlando, sottolinea che «questa campagna è rivolta a tutta la società» e chiede il sostegno di associazioni e singol* che possono rivolgere direttamente le loro domande ai/alle candidat* dalla piattaforma di Pensaci Prima, per far sì che la violenza sulle donne divenga uno dei temi cardine del dibattito sulle amministrative e influenzi quello pubblico, ricordando che le donne sono il 51,7% del corpo elettorale.

L’Emilia Romagna resta un’eccellenza nel panorama italiano in quanto alla qualità degli strumenti di lotta alla violenza di genere, pur con tutte le sue mancanze. 

I centri antiviolenza offrono un modello di lavoro femminista che non può essere sostituito da quello istituzionale, legato a logiche diverse e potenzialmente viziato dalla politica: è importante che il loro lavoro resti autonomo e sia finanziato adeguatamente, così da poter fare da traino alla progettazione di altre regioni.

In prossimità del rinnovo del piano regionale contro la violenza, la scommessa è la messa a regime di tutti i progetti già attuati dal piano in scadenza (formazione del personale sociosanitario, monitoraggio delle risorse nazionali sul territorio, bandi sul lavoro e sulla casa, per dire dei più importanti) che coinvolga tutta la rete dei centri antiviolenza riconoscendone la centralità e che si basi sui tre punti programmatici della campagna.

Intanto sono arrivati, proprio in questi giorni, i primi video in cui i/le candidat* alla Presidenza rispondono alle richieste di Pensaci Prima. 

Mentre Bonaccini snocciola i dati del suo mandato, Borgonzoni se la prende con gli uomini stranieri. 

«Quella di Borgonzoni è una posizione strumentale e miope. Come sempre, la destra legge la violenza sulle donne come un problema di sicurezza pubblica senza tenere conto dei dati reali» rispondono le promotrici di Pensaci Prima «E dimentica i soggetti più importanti, le donne straniere, che subiscono le forme di violenza più gravi, sia da italiani sia da stranieri».

Immagini da Avanti, March