di Figlie delle stelle – Direttivo del Cassero
Nel mese di novembre 2024, il cartellone del Cassero che saluta le passanti ogni giorno al grido di FROCIE SEMPRE, FASCISTE MAI, è stato vandalizzato per ben due volte.
«Ho pensato questa roba qui si aggiusta» ci racconta G. «prendiamo del nastro, lo rattoppiamo e lo ri-attacchiamo perché così si fa, si mettono delle pezze e ci si rialza». G. è al suo primo giorno di lavoro al Cassero quando si trova ad avere a che fare con lo striscione lacerato ma i lunghi anni di attivismo nel nostro circolo le danno strumenti e consapevolezze. «È stata la seconda volta che l’hanno sfregiato che mi sono cominciato a preoccupare» prosegue G. «perché effettivamente è avvenuto a pochi giorni di distanza, era evidente un accanimento. Anche in quel caso abbiamo reagito rattoppandolo nuovamente. In quel momento, ho pensato di moltiplicare quel messaggio e attaccarlo ovunque sulla Salara, in modo tale che potesse essere visto da più prospettive, affinché si evincesse che il Cassero è un presidio antifascista e che non ci facciamo intimorire».
A inaugurare questo 2025, abbiamo trovato un cartello, appeso alla nostra porta d’ingresso, con su scritto questo messaggio: SPAZI LIBERI, VIA TUTTI I FROC*. I volantini del nostro centro antidiscriminazioni erano stati lanciati giù dal ponticello d’entrata, tutte le insegne e i cartelli affissi all’esterno della nostra sede fatti a pezzi. «Ho provato molta tristezza. Il mio primo pensiero è stato: “è solo il primo gennaio”, iniziamo l’anno in maniera ottima»; a parlare è E., anche lei attivista e lavoratrice nel nostro circolo, passata a controllare che tutto fosse in ordine, di ritorno dai festeggiamenti per l’ultimo dell’anno. Un pensiero che ha attraversato molte di noi, consapevoli del presente drammatico che ci tocca in sorte anche se mai rassegnate. «Poi ho provato molta rabbia»continua a raccontarci E. «rabbia perché le persone non riescono a capire l’importanza, l’impatto e il significato di Spazio Cassero, il nostro centro antidiscriminazioni: anche se non condividi le idee politiche del circolo, non puoi prendertela con un presidio che offre un oggettivo supporto a chi è in difficoltà. Vedere i volantini di un servizio così importante che il Cassero svolge per la comunità e non solo strappati e buttati a terra fa molta rabbia, conoscendo anche tutto il lavoro che c’è dietro».
Sempre a gennaio, oltre al terzo atto vandalico nei confronti dello striscione, una nostra socia ha subito un’aggressione con insulti e lancio di oggetti, protrattasi da piazzetta Pasolini fino all’entrata del Cassero. «Un gruppo di ragazzini ha deciso di lanciarci un commento omofobo al quale non sono riuscito a trattenermi dal rispondere» racconta «è stato un momento spaventoso, in cui siamo stati inseguiti, intimiditi, aggrediti, interrotto solo dall’intervento di uno dei buttafuori all’esterno del Cassero. Un signore sulla cinquantina ha persino assistito alla scena e ha deciso di girarsi e allontanarsi». Chiosa amara la nostra socia: «Saremmo perfino potuti essere etero. È bastato semplicemente rendere palese la mia posizione politica riguardo alla comunità per rischiare di essere pestati. Forse sarebbe bastato che non ci fosse nessuna ad aiutarci perché accadesse».Tutto questo succede a Bologna, città che si vuole tra le più progressiste d’Europa, storicamente una bolla felice per le soggettività queer. Non solo, tutti gli episodi in cui i nostri striscioni sono stati stracciati sono avvenuti in concomitanza di raduni, cortei e ronde di gruppi organizzati di estrema destra; pensiamo non sia casuale.
Abbiamo fatto quello che facciamo da sempre: ri-significato gli insulti, trasformato ciò che più ci colpisce in ciò che più ci caratterizza; così, quell’invito ad andarcene lo abbiamo rimaneggiato a modo nostro, battezzando questa assemblea cittadina Spazi liberi per tuttƏ lƏ frociƏ.
Abbiamo concepito la chiamata pubblica non come una semplice raccolta di solidarietà al Cassero ma come l’apertura di un confronto collettivo sul tema degli spazi in città, degli spazi per noi e per tutte le marginalizzate, degli spazi safer, sottratti, occupati, nostri e non più nostri, degli spazi possibili e degli spazi negati.
L’assemblea del 6 febbraio 2025 è stata una risposta non solo alle intimidazioni subite dal nostro circolo ma anche agli episodi di violenza verso le comunità LGBTQIA+ in tutta Italia, ai discorsi e alle politiche d’odio promosse dall’attuale governo, alla progressiva negazione di diritti inalienabili come l’aborto, la libertà di espressone e quella di protesta. La nostra assemblea, fin da subito, non è stata più solo nostra ma è diventata un luogo per tutte quelle identità che necessitano e si riconoscono in un percorso di autentica liberazione dal giogo delle oppressioni.
L’esperienza di Spazi liberi, forte di una partecipazione importante e trasversale, è proseguita in una seconda assemblea cittadina, tenutasi lo scorso 15 marzo, e confluirà in una terza tappa che si svolgerà a breve. Perché raccontare tutto questo in un articolo sul 25 aprile? Perché le nostre sono testimonianze attive di resistenze quotidiane.
Resistenza e Liberazione, oggi come non mai, continuano a essere compiti da declinare al presente, che chiedono a ciascuna di noi un impegno costante e faticoso. Lungi dall’essere un mero esercizio della memoria, le istanze consegnateci dall’azione partigiana ci impongono di essere noi stesse testimoni di quella lotta per le libertà; ci impongono, altresì, di essere in prima fila nelle lotte del nostro presente e garanti di quella future, affinché chi verrà dopo di noi possa continuare questo continuo e necessario processo di liberazione. Vediamo come in Italia e nel mondo le spinte di compressione delle libertà individuali e collettive siano sempre più egemoni e autoritarie, dal dl sicurezza in Italia alla vergognosa sentenza della Corte Suprema britannica, dal bando dei Pride di Orban al genocidio in corso in Palestina, da 77 anni, per mano dello Stato di Israele e con la complicità di tutto l’Occidente, solo per citare alcuni esempi. Ma noi siamo qui, a rattoppare ciò che può essere rattoppato, a esercitare la nostra rabbia per costruire luoghi di progressive liberazioni, a mettere in gioco i nostri corpi per l’apertura di spazi sempre più liberi e liberati. Perché, come ci ha insegnato Basaglia, la libertà è terapeutica. Perché se è vero che il fascismo è eterno, allora eterna sarà anche la nostra Resistenza.
Immagine in evidenza: cassero.it
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