Per secoli le società occidentali hanno scisso la persona in due parti: spirito e corpo. Lo spirito elevato al cielo, all’iperuranio, al mondo delle idee; il corpo condannato alle sofferenze della terra, di cui esso stesso è fatto, da condannare, rigettare, rifiutare. Un vaso d’argilla che contiene il soffio vitale.
È giunto il momento di superare questa dicotomia perché siamo una costellazione molto più complessa. Siamo carne viva, carne che soffre, gode, sanguina, freme di piacere. Con le mani, coi piedi, con la bocca conosciamo il mondo, esploriamo altri corpi, agiamo noi stessi e nell’azione ci incontriamo, ci emancipiamo, lottiamo. Non è forse proprio questa forza del corpo che ci spaventa? Quando il corpo si spoglia dalle sovrastrutture che lo ingabbiano produce sovversione. Nella liberazione dei corpi si sprigiona un’energia dirompente che soverchia lo status quo e che è in grado di abbattere il colosso d’argilla imposto e apparentemente inattaccabile, figlio della morale borghese e del cattolicesimo che impera tirannico sulle nostre esistenze: il capitalismo. Liberare i corpi significa agire politicamente, nella vita privata quanto in quella di relazione, sociale ed economica.
Arriva l’estate, spogliamoci! Ribelliamoci! Rivoluzione!
pubblicato sul numero 15 della Falla – maggio 2016
Perseguitaci