Su Facebook, nella pagina del Cassero, c’è un ritaglio del Resto del Carlino del 1982 alla vigilia dell’assegnazione di Porta Saragozza al Circolo XXVIII Giugno. Vi è scritto che i soci del Circolo sono 650. Cifra altissima e inventata che avevo buttato lì in un’intervista, e che il giornalista Mauro Bassini, persona gentile e priva di pregiudizi, aveva accolto senza dubitarne.
In realtà eravamo un nucleo piuttosto ristretto, ma agguerrito, e quel numero parve plausibile.
I numeri sono importanti e le scienze economiche e sociologiche indicano quale livello percentuale di popolazione coinvolta e consensuale sia necessario raggiungere per fare sì che un progetto si avveri.
Noi non la sapevamo così lunga: improvvisavamo con una certa eleganza, facilitati dall’essere parte dell’onda lunga di movimenti, in particolare quello del 1977 bolognese, che nei femminismi, nella creatività, nelle libertà e nelle sperimentazioni avevano le loro fondamenta.
Bologna era un grande alveare dove api operose scambiavano fluidi e liquidi e fumi di hashish e di marijuana, e poi acidi lisergici, musiche e corpi e idee in grandi quantità. Una folla desiderante che lasciò sul campo anche morti e feriti, suicidi e overdose assieme a grandi amicizie e forti amori e all’idea, a un sogno di libertà, che a tratti emerge ancora.
Il Cassero ha lanciato una raccolta fondi che, oggi 25 giugno 2020, ha raggiunto i 20.000 euro e coinvolto 520 donatrici e donatori: bel segnale.
Dai 650 fittizi ai 520 reali. In mezzo, tante storie.
Pubblicato sul numero 57 della Falla, luglio/agosto/settembre 2020
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