Ogni otto dicembre, nei Paesi di religione cattolica, si festeggia la Solennità dell’Immacolata Concezione della Beatissima Vergine Maria (ndr: le maiuscole sono loro e pure il dogma di fede). Non si parla di Immacolata Concezione per il fatto che Maria abbia concepito Gesù senza un rapporto sessuale e, quindi, sia rimasta illibata. Non si tratta neanche di un complicato modo di dire della Chiesa per sottolineare come la Madonna non abbia mai ceduto alle debolezze della carne, partorendo il figlio di Dio senza averci mai fatto sesso e senza essersi mai concessa a nessuno, neanche al legittimo marito Giuseppe. E non possiamo neanche affidarci a quella porzioncina di affresco di Giotto che decora la Cappella degli Scrovegni a Padova, in cui Anna e Gioacchino – i genitori di Maria – si baciano benedetti dal Creatore, perché non è esatto sostenere che la Madonna venga concepita lì e sia, quindi, immacolata.
È il 1854 quando papa Pio IX sancisce – con la bolla Ineffabilis Deus – che la madre di Cristo è nata immune dal peccato originale e, quindi, concepita pura e immacolata.
Per i cattolici ogni essere umano nasce colpevole della disobbedienza di Adamo ed Eva nei confronti di Dio. Solo Maria ne è esente ed è per questa ragione che la sceglie come custode di suo figlio. La teologia medievale sostiene poi sia stato Gesù stesso, prima d’incarnarsi uomo, a liberare sua madre dal peccato originale.
La discussione dottrinale che spinge il pontefice a ufficializzare questa posizione parte da lontano: incerta e molto interpretabile nel corso dei secoli, è stata anche motivo di scomunica, infatti nelle Sacre Scritture possiamo trovare solo piccoli accenni che ne avvalorano il dogma. L’unico passo del Nuovo Testamento esplicitamente dedicato all’Immacolata Concezione della Madonna è il saluto che l’arcangelo Gabriele rivolge a Maria in Luca 1,28: «Rallegrati, piena di grazia», proprio quando le annuncia che diventerà madre del Salvatore.
La giovane ragazza di Nazareth avrebbe potuto rifiutarsi, anzi, seguendo le usanze della società patriarcale in cui viveva, lo avrebbe proprio dovuto fare. Nelle tribù ebraiche dell’epoca gli unici ad aver diritto di parola su una donna erano i suoi uomini; lei, invece, non chiese conto a nessuno e accettò immediatamente quello che per un* credente sarebbe stata una bella responsabilità.
In barba a tutti, si sobbarca questo onore – ma anche questo onere – dimostrandosi coraggiosa, quasi rivoluzionaria. Dispiace che nell’evangelizzazione più banalmente diffusa l’immagine di Maria sia associata all’accondiscendenza e alla remissività, perché se è vero che Cristo è assunto quale esempio attivo, salvifico e perfetto dell’Uomo – di tutta l’umanità, ma soprattutto dell’uomo – sua madre è uno dei pochissimi archetipi femminili che la Chiesa concede alla donna. Ed è un archetipo passivo, contemplativo e ascetico persino nelle rappresentazioni.
Per trovare una preghiera, poi, in cui si nomini l’Immacolata Concezione mariana, dobbiamo cercare fra quelle dedicate a San Michele Arcangelo. Papa Leone XIII invoca la «Vergine Maria Madre di Dio, che dal primo istante della sua Immacolata Concezione, per la sua umiltà, ha schiacciato la tua superbissima testa», passo che ammicca direttamente a quel momento della Genesi (3, 15) in cui si presenta la prima donna, la peccatrice per antonomasia, Eva.
In conclusione, la narrazione politica e politicizzata della dottrina ecclesiastica strumentalizza il dogma dell’Immacolata Concezione – dove l’anima di Maria è stata purificata prima della nascita e la nostra è invece macchiata dal peccato originale –
per presentare all’opinione pubblica l’aborto come un atto di omicidio.
Per approfondire:
Ave Mary di M. Murgia (Einaudi)
La Bibbia. Versione ufficiale CEI curatori: G. Ravasi – B. Maggioni (San Paolo edizioni)
La caduta degli dei – Bibbia e testi induisti: la storia va riscritta di M. Biglino – E. Baccarini (Uno editore)
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