L’indicazione del Comune è arrivata pochi giorni prima delle elezioni Europee: a Bologna le file nei seggi elettorali non dovranno più essere divise tra uomini e donne, ma miste.
È una tra le varie misure che da tempo gruppi di attivistə chiedono a gran voce per evitare discriminazioni e coming out forzati al seggio, e più in generale per salvaguardare l’effettivo esercizio del diritto di voto delle persone trans* e non binary, e che a questo giro sono state comunicate non solo dal Comune di Bologna, ma anche da quelli di Milano e Padova. Numerose osservazioni e testimonianze raccolte in questi giorni (sui nostri canali, ma anche su altri profili social di attivistə) mostrano una situazione differente da quella sperata, descrivendo un ambiente non certo accogliente e rispettoso di tutte le soggettività e disattendendo le aspettative che si sono create intorno alla decisione del Comune, ripresa in numerosi articoli sui giornali. Di fatto, in nessun caso da noi raccolto questa misura ha avuto l’effetto sperato. In alcune sezioni la fila è stata gestita come unica, ma è stato più frequente trovare cartelli “Uomini” e “Donne” per dividerla «Come se fossimo in un daily show di Maria de Filippi», e presidenti che invitano a entrare nel seggio chiamando di volta in volta “un uomo” o “una donna”.
Tra i messaggi arrivati sulla nostra pagina Instagram, alcune persone impiegate come scrutatrici lamentano come il problema non si possa risolvere solo facendo fare un’unica fila, dal momento che i registri, uguali in tutta Italia, presentano ancora la divisione dellə iscrittə alla sezione per genere. Il problema sarebbe quindi da risolvere a monte, adottando l’ordine alfabetico come criterio unico per l’organizzazione dei registri elettorali. Come ci è stato fatto notare «Con questa indicazione del comune posso non dividere la fila fuori ma, comunque, se i registri sono divisi in uomini e donne, io sono costretto a far entrare uomini e donne divisi».
Oltre a file e registri, c’è anche chi ha dovuto confrontarsi con componenti di seggio che si sono lasciatə andare a dichiarazioni omotransfobiche: sono ancora tante le persone che non ritengono utili queste misure, e che anzi le deridono pubblicamente.
Che fare, dunque? Oltre alle misure già proposte, sarebbe opportuno limitarsi a controllare i documenti di chi si reca a votare senza declamarne il nome ad alta voce. È inoltre possibile far verbalizzare allə segretariə di seggio una propria dichiarazione in cui si contesta la divisione per genere di file e registri – circolano da tempo sui social, a ridosso delle elezioni, esempi di dichiarazioni da far registrare. Si tratta di piccole azioni in grado di creare un ambiente più rispettoso e aperto alle necessità delle persone trans*. Se, giustamente, si guarda all’astensionismo come un problema e le soluzioni per molti gruppi sociali interessati non sono semplici, agire per agevolare l’accesso al voto delle persone trans* richiede in confronto uno sforzo minimo. Oltre queste azioni, riteniamo fondamentale per le istituzioni la necessità di ascoltare le richieste di attivistə e comunità, con l’obiettivo di rendere il voto un momento sereno di partecipazione alla vita politica per tuttə lə cittadinə.
Immagini da corriere.it, lanazione.it e da repubblica.it
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