QUELLO CHE I TRIBUNALI NON POTEVANO PREVEDERE

di Clara Lhullier, traduzione di Thomas Belvedere

In Brasile, la violenza verso le persone LGBTQIAP+ è un problema da molto tempo, ma il 2018 potrebbe aver rivelato qualcos’altro al riguardo oltre ai risultati elettorali.

Quando consideriamo le leggi a tutela dell’orientamento sessuale nel mondo, il Brasile probabilmente è l’ultimo Paese che ci viene in mente. Diversamente da quello che si potrebbe credere, le leggi brasiliane per il riconoscimento dei diritti LGBTQIAP+ sono in realtà tra le più avanzate del globo. Infatti, la Corte suprema brasiliana nel 2019 ha approvato la criminalizzazione dell’omofobia e della transfobia, mentre l’anno precedente il tribunale ha eliminato i criteri medici e giudiziari per permettere alle persone trans* di cambiare genere e nome sui documenti. All’inizio del 2013, il tribunale brasiliano ha emesso una sentenza in favore dei matrimoni tra persone dello stesso sesso (le unioni civili sono legali dal 2011, ndr).

Paradossalmente, lo stesso Paese appare spesso come uno dei più violenti contro le minoranze LGBTQIAP+ e mostra dati preoccupanti soprattutto per quanto riguarda i diritti delle persone trans*. Tra le varie violazioni, i politici brasiliani più importanti sono diventati famosi anche per le loro dichiarazioni apertamente omolesbobitransfobiche, mostrando al mondo intero che promuovere l’incitamento all’odio è lecito.

Questo è  un problema sempre più grande per le minoranze, soprattutto dopo la vittoria presidenziale di Jair Bolsonaro nel 2018.  Con Bolsonaro, si è tornati ad avere un’agenda politica conservatrice di estrema destra e alleanze con politici che risalgono al regime militare in Brasile. Evidentemente, queste elezioni hanno portato a conseguenze più a lungo termine di quanto appariva nei risultati dei sondaggi. 

Secondo l’organizzazione Gênero e Número, che produce data journalism analizzando dati online sulla parità di genere e la razza in Brasile, la promozione di discorsi anti-LGBTQIAP+ da parte dei candidati è stato un fattore  che ha influenzato l’aumento della violenza contro le minoranze. Questo era spesso giustificato con una  pretesa libertà di parola e di opinione, quando in realtà quello che abbiamo visto è stato il ricorso da parte della classe politica a una retorica violenta e intollerante per vincere le elezioni.

Queste problematiche sono presenti anche lontano dalla politica. Secondo Grupo Gay da Bahia, che ogni anno denuncia i casi di violenza omolesbobitransfobica in tutto il Paese, ogni venti ore una persona LGBTQIAP+ viene uccisa o si suicida. Il pericolo è particolarmente elevato per le minoranze trans*: secondo Transgender Europe, il Brasile è segnalato come uno dei primi Paesi per il maggior numero di omicidi transfobici in tutto il mondo.

Dal momento che in Brasile la violenza contro le persone LGBTQIAP+ esiste da anni, ci si potrebbe chiedere cosa c’è di particolarmente allarmante riguardo alle elezioni del 2018. Come giustamente sottolineato da Renan Quinalha, avvocato e attivista, anche se i diritti ottenuti dalle minoranze sono garantiti dai tribunali, sono già stati fatti danni a lungo termine al pensiero collettivo brasiliano.

Nel 2018 è finito il periodo in cui il Brasile era impegnato a riconoscere i diritti delle minoranze e ad aprire dibattiti sulla cittadinanza. 

Ora abbiamo ridotto il discorso  riguardo la sessualità e l’identità di genere a uno strumento puramente politico basato su bugie come quella dell’ideologia gender. Siamo anche passati dalla creazione di una Commissione nazionale per la Verità, per indagare sui crimini commessi dallo Stato durante la dittatura brasiliana – molti dei quali contro le minoranze LGBTQIAP+ –, all’elezione di candidati che potrebbero addirittura difendere il ritorno del regime militare.

Non c’è bisogno di una laurea per capire che potrebbe essere  solo questione di tempo prima di vedere ripercussioni per le vittorie e i risultati raggiunti nel campo dei diritti per le persone LGBTQIAP+. Nello stesso Paese in cui abbiamo evitato di confrontarci con il nostro passato dittatoriale, potremmo rischiare di essere destinati a ripetere le stesse atrocità che abbiamo visto cinquant’anni fa. Le elezioni del 2018 potrebbero essere considerate un segnale di allarme per mostrare il complicato rapporto del Brasile con la democrazia. Piuttosto che un’eccezione, l’incitamento all’odio e la promozione della violenza di Bolsonaro hanno trovato eco nella società brasiliana e hanno suonato molti campanelli d’allarme su ciò che potrebbe ancora avvenire nei prossimi anni.

A peggiorare le cose, nel 2020 il Brasile è stato uno dei Paesi più colpiti dal Covid-19. Dall’inizio della pandemia, i politici più importanti sembrano aver adottato una politica molto negligente che trascura e addirittura prende in giro la sua pericolosità. Ciò è particolarmente preoccupante per i gruppi già vulnerabili ed emarginati che ora affrontano il peso aggiuntivo che il Covid-19 rappresenta.

Le persone LGBTQIAP+ hanno dovuto fronteggiare ulteriori difficoltà derivanti dalla pandemia, che ha aumentato la violenza fisica e psicologica domestica, il numero di persone senza fissa dimora e la disoccupazione. Secondo Un Brazil, gli sforzi di distanziamento sociale non solo hanno ripresentato le dinamiche di esclusione e violenza già presenti contro questa comunità, ma le hanno anche aggravate. Di fronte all’aumento della loro vulnerabilità, le persone LGBTQIAP+ hanno bisogno di politiche ancora più urgenti per affrontare le violenze basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere derivanti dalle restrizioni del Covid-19. Ciò richiede il difficile compito di affidarsi a un governo che finora ha fatto ben poco per garantire i diritti delle minoranze.

Nonostante tutti gli attacchi contro la comunità LGBTQIAP+ negli ultimi anni, una crescente resistenza potrebbe mostrare cambiamenti imminenti nello scenario politico brasiliano. Le elezioni municipali del 2020 sono state probabilmente la prima pietra miliare, con un numero record di candidat* LGBTQ+ elett* in tutto il Paese. Particolarmente importante è la vittoria di Monica Benicio nel Consiglio comunale a Rio de Janeiro. Lesbica, attivista per i diritti LGBTIAP+  e umani in generale, è molto nota come la compagna di Marielle Franco. 

Anche Marielle Fanco era un’attivista, Marielle Franco era un’attivista e un membro eletto del Consiglio Comunale. Venne uccisa da sicari nel marzo 2018. Il suo assassinio rimane ancora irrisolto a due anni di distanza, nonostante le impressionanti  ripercussioni internazionali. Nel frattempo il suo nome è circolato in tutto il mondo e Marielle Franco è diventata un simbolo femminista e LGBTIAP+ della lotta per la libertà ovunque.

Il modo in cui questi cambiamenti si tradurranno nelle elezioni federali rimane incerto. Tuttavia, le iniziative di resistenza che si stanno diffondendo tra politici e organizzazioni locali potrebbero già indirizzare verso il raggiungimento di un obiettivo a lungo termine: trasformare la cultura politica del Brasile in una cultura in cui le persone LGBTQIAP+ possano esprimere le proprie idee e i propri corpi senza paura, indipendentemente da chi è al potere. 

Il presente articolo è disponibile anche in inglese