A sei mesi dalle grida di gioia in Senato del 27 ottobre 2021, il Ddl Zan si riaffaccia in Parlamento, dopo il blocco procedurale a seguito della cosiddetta tagliola.
Cosa ci possiamo aspettare?
Il testo non è stato modificato, dunque al Senato approderà ancora così come era stato licenziato dalla Camera il 13 luglio 2021. Potrebbe sembrare una prova di forza, la convinzione della bontà, da parte dei suoi promotori, Zan in testa, di una legge che non ha bisogno di modifiche per andare incontro alle contrarietà di chi cercò, attraverso una campagna di ostruzionismo non solo parlamentare, di inquinare il dibattito con tesi indecenti e notizie false. L’affossamento, passato grazie al voto di 154 favorevoli, 131 contrari e 2 astenuti, non venne però soltanto dalle destre, ma anche da alcunə componenti dei partiti di quella maggioranza trasversale a sostegno della legge – Pd, M5Stelle, Leu, Italia Viva e parte di Forza Italia – che si rifugiarono tra le pieghe dello scrutinio segreto.
È stato fatto un lavoro per assicurarsi che l’iter questa volta vada a buon fine? Si sono guadagnate garanzie di sostegno? Zan ha dichiarato che «il voto del 27 ottobre è stato vittima di altre partite politiche che si stavano giocando, a cominciare da quella per l’elezione del presidente della Repubblica. Oggi la situazione è diversa». In che modo sia diversa non ci è dato saperlo.
Intanto il 14 e il 15 maggio a si riaprono i lavori degli Stati Genderali LGBTQIA+ e Disability, con il secondo appuntamento nazionale a Bologna, dopo quello del dicembre 2021 a Roma, e in previsione di un terzo evento a Palermo in concomitanza con il Pride cittadino, l’8 e il 9 luglio.
La rete di realtà LGBTQIA+ e persone disabili si è formata durante la discussione della legge, sull’esperienza delle manifestazioni che hanno attraversato il territorio nazionale con lo slogan di «Molto più di Zan».
Dopo i tavoli romani che hanno lavorato discutendo di autodeterminazione, educazione, disabilità, IST, lavoro, welfare, migrazioni, genitorialità, s/famiglie, comunicazione e fuoriuscita dalla violenza, «l’obiettivo è quello di costruire una piattaforma intersezionale che restituisca le profonde connessioni tra i diversi bisogni delle soggettività LGBTQIAP+» e i temi individuati dai tavoli.
Se ora siete confusə e non capite come si possa creare una relazione politica di qualità tra il luogo dove si prendono le decisioni che ci riguardano e quelli in cui ci confrontiamo come comunità immaginando un futuro migliore per tuttə, non preoccupatevi, è tutto perfettamente normale. O meglio, eterocisnormale.
Molto probabilmente i tempi della politica e le convenienze di partito non permetteranno la ridiscussione della legge Zan prima della prossima tornata elettorale nazionale, prevista nel 2023 a scadenza naturale di questa legislatura.
Giocarsi il Ddl contro l’omolesbobitransfobia durante la partita per il Quirinale era pericoloso, non si capisce perciò come proporlo di nuovo, a un anno scarso dalle elezioni politiche, sia opportuno per il Pd, a meno di non volersi posizionare finalmente sulla scia dei partiti socialdemocratici europei. Lo scopriremo, intanto occupiamoci di politica seria, quella di movimento: 14/15 maggio, Stati Genderali, Bologna.
Immagine in evidenza da fanpage.it
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