Forse per la prima volta, alcune di noi hanno davvero messo in atto quello sforzo creativo che Mark Fisher sosteneva necessario per combattere il capitalismo: e cioè per un istante, se non abbiamo immaginato davvero un altro sistema economico globale, abbiamo almeno pensato che quell’ordine potesse crollare. La fragilità di questa posizione è però stata spazzata via in men che non si dica dai colpi di coda di quello stesso sistema, annichilendo ancora una volta la nostra capacità immaginativa. In un tessuto sociale sfilacciato, tra le lacune di un sistema di welfare che era già carente prima di tutto questo, siamo ora corpi alla deriva, travolte dai nostri bisogni personali e da quelli delle comunità di cui facciamo parte, ma dobbiamo avere la determinazione di non lasciarci isolare, smaterializzare, travolgere, perché la nostra forza è essere una rete: una coscienza rizomatica e infestante.
Siamo corpi i cui saperi situati costruiscono la realtà. Partire da noi è necessario, ancora una volta, per ribaltare l’impulso eterodiretto che ci determina come monadi isolate e per mantenere la consapevolezza della necessità di un futuro. Ci viene richiesto lo sforzo di immaginarlo e costruirlo, ed è una responsabilità alla quale non vogliamo sottrarci.
Pubblicato sul numero 60 della Falla, dicembre 2020
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