D’amore e di lotta. Poesie scelte a cura di WIT, edito da Le Lettere, presentazione venerdì 26 ottobre, Libreria delle Donne di Bologna

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La 16esima edizione di Gender Bender, Cromo Cosmi, ospita la presentazione di un’importantissima traduzione della poeta afro-americana Audre Lorde: D’amore e di lotta. Poesie scelte. Venerdì 26, ore 18, alla Libreria delle Donne, in via San Felice 16/A.

D’amore e di lotta. Poesie scelte è la prima antologia italiana che offre estratti dalle raccolte poetiche di Audre Lorde, poeta, lesbica e femminista nera afroamericana, scomparsa nel 1992; una parte essenziale, finora mancante, della produzione dell’autrice, tradotta finalmente in italiano grazie al lavoro militante del collettivo WIT – Women In Translation.

Dal 2014, sono presenti sugli scaffali delle librerie italiane Sorella Outsider. Gli scritti politici di Audre Lorde, a cura di Margherita Giacobino e Marta Gianello Guida (Il dito e la Luna) e Zami. Così riscrivo il mio nome, tradotto da Grazia Dicanio, con la curatela di Liana Borghi (ETS).

Le poesie di questa raccolta sono tratte da The Collected Poems of Audre Lorde (W. W. Norton & Company, New York and London, 1997) e scelte con grande perizia poetica, nel tentativo, perfettamente riuscito, di restituirci scorci luminosi e distintivi del divenire poetico dell’autrice, dalla prima raccolta The First Cities, del 1968, all’ultima: The marvelous arithmetics of distance, del 1993, uscita postuma.

È difficile analizzare e godere della produzione saggistica di Lorde prescindendo dal suo lavoro poetico, poiché poesia, politica, critica, pratiche e vita, formano per l’autrice un flusso intrecciato e continuo, frutto di una coerenza vitale e potente, che ha anticipato, gettandone le basi, il femminismo intersezionale contemporaneo; WIT ci regala perciò un tassello irrinunciabile per comporre il complesso mosaico dell’opera di Lorde.

“Scrivere e tradurre poesie è un gesto politico attivo. Un atto di memoria e di speranza.” scrive, in chiusura all’antologia, Rita Monticelli, che insieme a Loredana Magazzeni, autrice dell’introduzione, ci guida nella scoperta di una delle più intense e potenti voci poetiche del secondo novecento; una brillante analisi che testimonia il grande lavoro fatto dal collettivo WIT nella curatela del libro.

“Wit è spirito e forza poetica e politica – afferma Monticelli – Sono certa che Audre Lorde sarebbe fiera del loro tradurre. Noi lettrici e lettori siamo debitrici alla loro dedizione e passione per la poesia, senza la quale molte donne e uomini – conclude – non avrebbero accesso alla bellezza e alla forza delle poesie di Audre Lorde.”

L’introduzione e la nota finale sulla traduzione sono essenziali per comprendere la complessità di Lorde come intellettuale e poeta, nonché rappresentative della ricchezza e della generatività delle pratiche politiche in cui credeva e per cui ha lottato tutta la vita: la potenza delle alleanze e della solidarietà delle donne, la consapevolezza che la rinascita e il cambiamento nascono dalla presa di parola, dal sopravvivere, dal riconoscere e dalla forza di nominare.

In questo caso, dalla scoperta, grazie a WIT, di una poeta ancora troppo poco citata e considerata, almeno in Italia, da parte della nostra critica letteraria patriarcale e paternalista.

Sarà possibile per tutte noi costruire alleanze partendo dal riconoscimento delle nostre differenze culturali e identitarie? Era così per Lorde.

Razza, colonialismo, schiavitù, genere: questi temi, tra i tanti affrontati nelle sue poesie, ci interpellano ora più che mai, danno voce alle nostre lotte quotidiane. Più di ogni altra cosa, ci danno le parole per combatterle, creano le condizioni perché ognuna di noi trovi le proprie, per definirne l’urgenza e la forza.

Radici. Potere. Donne. Sesso. Rabbia. Madre. Nera. Amore. Terra. Verità. Malattia. Forza.

Pensavamo di conoscerne il significato, ma i confini del lessico poetico di Lorde brillano come fulmini e deflagrano, dandoci le coordinate del terreno su cui ci muoviamo ogni giorno.

“Sii chi sei e chi diventerai”, scrive la poeta.

Nello stile, la ricchezza della tavolozza dialettica di Lorde non può che essere amplificata : “In primis un’aderenza dolorosa e totale al senso di sé, alla trasparenza dell’essere – scrive Magazzeni -. E, contemporaneamente, l’analisi di ciò che avviene dentro di noi nel rapporto con l’altro e con l’altra e nel rispetto delle reciproche differenze”. Aggiunge poi: “[Lorde] alterna testi lunghi, poematici e di denuncia a brevi e fulminanti sintesi visive e riflessive, in cui adotta una capacità quasi aforistica di coniare verità non dette, di scandire con forza una nuova presa di parola”.

Sopravvivere, riconoscere e nominare: come scrive Lorde, in un verso ripetuto più volte all’interno di Litania per la sopravvivenza, poesia-manifesto del suo impegno, “Non era previsto che noi sopravvivessimo”.

Dall’Intervento del 28 dicembre 1977 al convegno su Lesbiche e letteratura della Modern Language Association di Lorde: “Quali sono le parole che non avete? Cos’è che avete bisogno di dire? Quali sono le tirannie che ingoiate giorno dopo giorno e tentate di far vostre, fino al punto di ammalarvi e morirne, sempre in silenzio? Forse per alcune di voi qui oggi, io sono la faccia di una delle vostre paure. Perché sono donna, perché sono Nera, perché sono lesbica, perché sono me stessa, una donna Nera guerriera poeta che fa il suo lavoro, che è venuta a chiedervi, state facendo il vostro?”

Audre Lorde e WIT, nostre sorelle outsider, hanno fatto il proprio lavoro, non ci resta che fare il nostro.

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