PER UNA VOLTA UN LIETO FINE

«Esistono corpi che non puoi immaginare

donne con il pene, uomini con la vagina»

Ci avvisa così il graffito con cui si apre il film, scritto su un muro di Recife, Brasile. La cinepresa si sposta subito sulla protagonista Alice Jùnior, che dà nome al film (Brasile, 2019, 87’), svelandoci che è una youtuber, quasi-vincitrice dell’ultima edizione di Next Teen Top Model, e una ragazza trans. Nell’ultimo video che sta realizzando, infarcito di meme audiovisivi ed estetica vaporwave, Alice rivela un desiderio: ricevere il suo primo bacio, che spera accadrà al prossimo appuntamento. Non fosse per il particolare lavoro del padre single, alla ricerca della vera essenza delle pigne per realizzarne un profumo, che la farà trasferire in una cittadina dimenticata da Dio. O meglio, da chiunque fuorché da lui, dato che l’unica scuola frequentabile è cattolica.

Le panoramiche si spostano dai grattacieli di Recife ai verdi orizzonti del Sol du Brasil, seguendo la riluttante Alice in questa bizzarra avventura che ricorda quella di un’altra Alice: a partire dal viaggio, che richiama quello nella tana del bianconiglio, fino al nome scelto, esplicitamente riferito all’eroina di Lewis Carroll. Nelle reazioni e interazioni confuse dei personaggi, mai disturbanti nella visione, si ritrova anche un pizzico del nonsense del romanzo.

Nella nuova città la protagonista si ritrova ad affrontare un ambiente fortemente transfobico. Le viene imposta una divisa maschile, vietato l’accesso ai bagni femminili, è misgenderata continuamente, vive episodi di cyberbullismo. Eppure, con un’eleganza e una leggerezza che sembra impossibile, il film riesce a cavarsela con ognuno di questi elementi, toccandoli ma districandosi egregiamente tra i realistici incubi che una persona trans* affronta tutti i giorni. Ogni episodio traumatico è smorzato anche dagli elementi grafici che caratterizzano il film, che con ghirigori pop sottolinea l’anima esplosiva della protagonista.

Alice non è succube degli avvenimenti e ne vive pienamente le difficoltà, dando sempre ascolto alle sue emozioni. Piange, si infuria, è convinta sia tutto finito con un fatalismo che solo l’adolescenza può incarnare. Poi raccoglie i pezzi e trova sempre il modo di arginare i problemi, anche affidandosi alla comunità che la circonda, composta dallo splendido esempio del padre supportivo, l’onnipresente fanbase online, e le nuove amicizie che stringe.

Quella di Alice è un’identità complessa, in cui confluiscono le tematiche dell’adolescenza e dell’essere trans*. La sua vita si incrocia con quella di individui che subiscono il razzismo, che sperimentano con la propria sessualità, che affrontano le difficoltà di crescere dellǝ figliǝ.

Nonostante lo sguardo fresco del film, nei riferimenti alla cultura e all’immaginario queer della protagonista vengono usate con leggerezza parole percepite come datate da moltǝ membrә della comunità internazionale, come «transessuale», o «travestitǝ», probabilmente riflettendo il complesso rapporto tra la società brasiliana e le persone gender non-conforming, come  dimostra anche il termine “poc”, uno slur brasiliano di origine onomatopeica che indica il suono dei tacchi delle drag queen, ora usato per le persone queer femme-presenting.

A questo punto è necessario fare uno spoiler, date le tematiche del film: finisce bene. Sensato, ma non scontato data la lunga storia di film che si concentrano in maniera voyeuristica e pornografica sul dolore delle persone T*.

Stupisce soprattutto in virtù del fatto che il regista, Gil Baroni, e i due sceneggiatori, Luiz Bertazzo e Adriel Nizer Silva, sono tutti uomini cis, benché appartenenti alla comunità queer. Ma il mistero è presto svelato, data la profonda collaborazione fatta con l’attrice che interpreta Alice, anch’ella trans, Anne Celestino: una volta ottenuto il ruolo, infatti, il personaggio è stato costruito attorno a lei. Il cast di scrittura è stato capace di integrare il suo fondamentale punto di vista, ottenendo un coming of age movie autentico e piacevole.

Immagine in evidenza da ilcineocchio.it, immagine nel testo da sentieriselvaggi.it e da cgiii.com