PER UNA VOLTA UN LIETO FINE
«Esistono corpi che non puoi immaginare
donne con il pene, uomini con la vagina»
Le panoramiche si spostano dai grattacieli di Recife ai verdi orizzonti del Sol du Brasil, seguendo la riluttante Alice in questa bizzarra avventura che ricorda quella di un’altra Alice: a partire dal viaggio, che richiama quello nella tana del bianconiglio, fino al nome scelto, esplicitamente riferito all’eroina di Lewis Carroll. Nelle reazioni e interazioni confuse dei personaggi, mai disturbanti nella visione, si ritrova anche un pizzico del nonsense del romanzo.
Nella nuova città la protagonista si ritrova ad affrontare un ambiente fortemente transfobico. Le viene imposta una divisa maschile, vietato l’accesso ai bagni femminili, è misgenderata continuamente, vive episodi di cyberbullismo. Eppure, con un’eleganza e una leggerezza che sembra impossibile, il film riesce a cavarsela con ognuno di questi elementi, toccandoli ma districandosi egregiamente tra i realistici incubi che una persona trans* affronta tutti i giorni. Ogni episodio traumatico è smorzato anche dagli elementi grafici che caratterizzano il film, che con ghirigori pop sottolinea l’anima esplosiva della protagonista.
Alice non è succube degli avvenimenti e ne vive pienamente le difficoltà, dando sempre ascolto alle sue emozioni. Piange, si infuria, è convinta sia tutto finito con un fatalismo che solo l’adolescenza può incarnare. Poi raccoglie i pezzi e trova sempre il modo di arginare i problemi, anche affidandosi alla comunità che la circonda, composta dallo splendido esempio del padre supportivo, l’onnipresente fanbase online, e le nuove amicizie che stringe.
Quella di Alice è un’identità complessa, in cui confluiscono le tematiche dell’adolescenza e dell’essere trans*. La sua vita si incrocia con quella di individui che subiscono il razzismo, che sperimentano con la propria sessualità, che affrontano le difficoltà di crescere dellǝ figliǝ.
A questo punto è necessario fare uno spoiler, date le tematiche del film: finisce bene. Sensato, ma non scontato data la lunga storia di film che si concentrano in maniera voyeuristica e pornografica sul dolore delle persone T*.
Stupisce soprattutto in virtù del fatto che il regista, Gil Baroni, e i due sceneggiatori, Luiz Bertazzo e Adriel Nizer Silva, sono tutti uomini cis, benché appartenenti alla comunità queer. Ma il mistero è presto svelato, data la profonda collaborazione fatta con l’attrice che interpreta Alice, anch’ella trans, Anne Celestino: una volta ottenuto il ruolo, infatti, il personaggio è stato costruito attorno a lei. Il cast di scrittura è stato capace di integrare il suo fondamentale punto di vista, ottenendo un coming of age movie autentico e piacevole.
Immagine in evidenza da ilcineocchio.it, immagine nel testo da sentieriselvaggi.it e da cgiii.com
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