Un concetto fondamentale che tante volte abbiamo ribadito in queste pagine è: sex work is work, il lavoro sessuale è lavoro. Altrettanto importante, però, è toglierci subito di dosso il binomio stereotipato dell’assistenza sessuale e della prostituzione, che crea un equivoco. Perché il donatore d’amore – la traduzione italiana ci indica quanto sfaccettato e complesso può essere il ruolo – è una figura professionalmente formata per venire incontro alle esigenze sessuali delle persone disabili fisico-motorie e/o psichico-cognitive, sia da un punto di vista teorico sia psicocorporeo. Su richiesta della persona interessata, prima di tutto, si occupa dell’educazione ai sentimenti, della relazione emotiva, dell’affettività e della corporeità e solo in seguito può diventare educatore a leggere le emozioni attraverso il corpo e la sperimentazione di erotismo e sessualità – anche erotiche, sensuali e sessuali.

Dal massaggio al contatto corpo a corpo, l’operator* del benessere sessuale può dare suggerimenti sull’attività autoerotica o far sperimentare il piacere sessuale orgasmico, senza concentrarsi esclusivamente sul processo meccanico, ma accompagnando l’assistit* con approcci ludici, relazionali ed etici. Perché, tanto che ci siamo, abbattiamo un altro stereotipo: le persone con disabilità non sono, tout court, asessuali o non idonee a vivere la sessualità. Lo scopo, insomma, non è far avere rapporti sessuali alle persone con disabilità, ma accrescere la conoscenza del proprio corpo e di quello dell’altr*. Accettare l’idea che ragazz* disabili, come tutt*, abbiano diritto a vivere la propria sessualità parte da una domanda: io, nella mia normalità, riesco a guardare un corpo eccentrico (cioè diverso dal mio, limitato, pesante, deformato) senza provare disagio? Uscire dagli schemi ancestrali o imposti dalla società, non risulta sempre facilissimo; per fortuna si impara e la sessualità diventa espressione fondamentale dell’essere umano e fenomeno complesso che vede coinvolte influenze psicologiche, biologiche e culturali inserite alla base della piramide dei bisogni di Maslow.

Logo di LoveGiver

A Bologna, nel 2014, nasce l’Associazione LoveGiver, che ha come logo due persone che si abbracciano ed è tra le prime a battersi perché il diritto alla sessualità sia riconosciuto come elemento essenziale per il benessere psicofisico della persona disabile. Nonostante il progetto LoveGiver organizzi anche nel nostro Paese la formazione di operator* specializzat* in questo campo (gli OEAS – Operatore all’Emotività, all’Affettività e alla Sessualità) con la collaborazione di psicolog* e sessuolog* espert*, in Italia questo diritto non esiste ancora, nonostante una sentenza della Corte Costituzionale (561/1987), un disegno di legge da anni in attesa di approvazione al Senato (Ddl 1442/2014) e varie piattaforme web, blog e siti che appoggiano la petizione per legalizzare la figura professionalizzante dell’assistente sessuale. Nelle vicine Olanda, Germania, Scandinavia, Gran Bretagna e Svizzera i e le lovigevers sono riconosciut* fin dagli anni Novanta.

In questi ultimi anni, il velo di omertà, disagio e vergogna che ammanta la relazione fra disabilità e sessualità si sta lentamente abbassando e si comincia a parlane. Non manca la letteratura scientifica in merito, che evidenzia come la sessualità non coincida con la genitalità e come sarebbe utile insegnare alle persone che ruotano intorno al diversamente abile ad affrontare questi argomenti in maniera serena, attraverso l’accettazione delle diversità e riconoscendone i limiti per stimolare le potenzialità di disabili fisici, psichici e sensoriali rafforzando la loro identità, verso una condizione sociale più autonoma. In questo cammino culturale, anche i mezzi di comunicazione contribuiscono a una «costante penetrazione nella coscienza sociale di una nuova sensibilità relativa ai diritti dei portatori di handicap» (Ianes-Folgheraiter). Il regista Pietro Balla, ad esempio, racconta il rapporto fra Anna e Matteo nel documentario Il corpo dell’amore – Anna, la prima volta e l’americano Ben Lewin lo fa, da oltre oceano, con The Sessions – Gli appuntamenti presentandoci Mark e la sua lovegiver, Cheryl. Punto di vista che viene capovolto (la disabile è una ragazza e il lovegiver un ragazzo) ne La teoria del volo, pellicola del ’98 di Paul Greengrass. Con un linguaggio più semplice e accessibile, il fumetto di Sabino Mutino UNT– Uniti Nonostante Tutto, ci catapulta nel mondo di Blaze e Dabiria, due amici che si affacciano all’esperienza dell’assistente sessuale in autonomia, ma ispirati dal lavoro di Massimiliano Ulivieri, presidente del comitato LoveGiver e project manager nel turismo accessibile.

Per approfondire:
Sabino Mutino, UNT – Uniti Nonostante Tutto (Amazon, 2022)
Maximiliano Ulivieri, LoveAbility – L’assistenza sessuale per le persone con disabilità (Erickson-LifeCoach, 2014)
Pietro Balla, Il corpo dell’amore – Anna, la prima volta (film, 2019)
Ben Lewin, The Sessions – Gli appuntamenti (film, 2012)
Paul Greengrass, La teoria del volo (film, 1998)
https://www.lovegiver.it
https://www.stateofmind.it/2017/01/assistenza-sessuale-disabilita/

Immagine in evidenza: mpcinque.com