Non normale, decisamente conturbante
La sedicesima edizione di Gender Bender ha aperto le porte del teatrino di via delle Moline, offrendo spazio a una pièce a più voci decisamente conturbante. Paola Bono ha condotto la lecture e preceduto lo spettacolo.
Spente le luci generali, sono rimasti illuminati solo tre microfoni al centro del palco. Due ragazze e un ragazzo li hanno raggiunti e hanno dato vita a una frammentazione composta di battute, alternandosi costantemente.
“C’è chi dice” è il “la” che da il via a una serie di informazioni, battute, articoli di giornale, interviste, dichiarazioni. La maggior parte successive all’approvazione in Uganda della legge che prevede l’ergastolo per gli omosessuali:
“Se non lo fanno porci e cani perché dovremmo farlo noi?”
“abbiamo la nostra storia e la nostra cultura”
“sono cose che hanno portato qui i bianchi”
“in nessuna lingua africana esiste una parola che indichi gli omosessuali”
Il testo di Churchill, dal titolo appunto Porci e cani, è frutto di un lavoro di taglio e ricucitura tra l’attualità e la tradizione, seguendo come traccia un importante studio antropologico che riguarda la storia dell’omosessualità in Africa: Boy-Wives and Female-Husbands: Studies in African Homosexualities. È buffo pensare che proprio coloro che in realtà hanno portato la discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale e la sua censura, ha spiegato Boni dopo lo spettacolo, siano reputati colpevoli di aver diffuso tipi di rapporti che esistono dall’alba dei tempi.
Perseguitaci