Di francesi il cui cognome ha dato vita a termini astratti ce ne sono molti, ma è sorprendente scoprire in questa schiera una persona trans*. Leggendo un libro di Cesare Giardini, sono infatti incappato in un termine che ignoravo: eonismo, un sinonimo di travestitismo.
Ma da dove deriva questo termine? Da Charles-Geneviève-Louis-Auguste-André-Timothée d’Éon de Beaumont, cavaliere francese in vita tra il 1728 e il 1810 con alle spalle un’avventurosa carriera diplomatica e di spionaggio tra la corte della Zarina Elisabetta Petrovna, il Secret du Roi di Luigi XV e i tavoli di trattativa in Gran Bretagna per la fine della Guerra dei Sette anni, in cui tra l’altro d’Éon militò come capitano di una compagnia di dragoni.
È una figura certo molto romanzata, che non ha esitato a creare e sfruttare ambiguità ed esagerazioni sul suo conto, e lo stesso Giardini ne dipinge un’immagine (definita da Fabio Vittorini in Queer Bodies. Identità Trans* nella letteratura e nei media) molto «romanzesca e poco edificante».
La questione è che d’Éon trascorse 49 anni con un’identità maschile e i successivi 34, fino alla morte, con una femminile, dopo una carriera al servizio di Luigi XV in cui il travestitismo sarebbe risultato elemento centrale per scalare i ranghi della politica fino a ottenere le nomine di ministro plenipotenziario e di segretario dell’ambasciatore Guerchy a Londra.
Il cambio di identità definitivo avvenne nel 1775, dopo un lungo processo pubblico messo in moto da alcune dicerie (piuttosto vaghe e aneddotiche) diffusesi intorno al 1770 e nate probabilmente da una lettera della marchesa du Deffand a Horace Walpole, nella quale si affermava che d’Éon (che nei precedenti otto anni non avrebbe avuto occasione di indossare abiti femminili in pubblico) fosse effettivamente una donna. Non appena divenne pubblica, la notizia diede il via a corposi giri di scommesse e un notevole scandalo nel contesto londinese. Inevitabilmente arrivò poi ai superiori di d’Éon, il conte de Broglie e il suo segretario Jean Drouet, che decisero di indagare in parallelo alle normali attività di spionaggio che intrattenevano insieme a d’Éon. E per qualche motivo, d’Éon confermò a Drouet d’essere una donna, cosciente che ciò sarebbe stato riferito a Luigi XV.
Per capire le ragioni di questa scelta c’è da tenere conto di due cose: innanzitutto, d’Èon viveva da dodici anni in Gran Bretagna, sì con importanti incarichi diplomatici e di spionaggio, ma anche in una condizione prossima all’esilio per via di alcune inimicizie con un suo superiore, Guerchy, e senza alcun riconoscimento se non un vitalizio di 12.000 franchi annui, che però arrivava costantemente in ritardo e dilazionato. Considerato che d’Éon amava vivere nello sfarzo e aveva una passione sfrenata per i libri e il vino, al netto delle rendite terriere provenienti da Tonnerre, suo paese natale, e del suo stipendio da capitano, tale vitalizio era a malapena sufficiente e i debiti erano una costante.
Presentarsi come donna e sollevare clamore pubblico, sfruttando la propria fama nei salotti tanto da essere rappresentata come una moderna Giovanna d’Arco sul campo di battaglia, era quindi un modo per far pressione su Broglie e il re perché la richiamassero dal suo esilio. Tuttavia, fu solo con la morte di Luigi XV e l’ascesa al trono di Luigi XVI che la situazione si sbloccò: infatti, il nuovo re decise presto di smantellare la sua rete di spie, e dovette quindi accettare alcune condizioni avanzate da d’Éon, tra cui il decretare che fosse una donna. Per sostenere la propria richiesta, d’Éon presentò due racconti, sicuramente fittizi: innanzitutto che il padre, volendo un figlio maschio, l’aveva educata e travestita da tale; in secondo luogo, che durante una sua prima missione in Russia aveva indossato abiti femminili per entrare nelle grazie della zarina Elisabetta, imputando quindi al re e alla nazione la causa del suo travestimento.
Ciò detto, il 4 novembre 1775 d’Éon firmò un documento conosciuto come “transazione”, con cui Luigi XVI accettava parte delle sue richieste e la riconosceva quale «damigella» e «donzella matura». Certo, lei dovette accettare di dismettere l’uniforme militare, ma poté continuare a indossare la Croce di San Luigi. Nel 1777, ancora coinvolta in scandali e contenziosi giuridici per le scommesse già dette, tornò finalmente in Francia, e per il resto della sua vita mantenne la sua nuova identità, mescolando le abitudini da galantuomo (come il duellare) alla condotta che la società le chiedeva, corroborando il mito della casta amazzone che ormai l’accompagnava. Nel 1779 pubblicò le sue memorie col titolo La Vie Militaire, politique, et privée de Mademoiselle d’Éon, tentò di arruolarsi per la guerra d’indipendenza in America e fu per questo arrestata, divenne una fervente cristiana e si ritirò a vita privata a Tonnerre, con la madre.
Nel 1785 tornò a Londra, e allo scoppio della Rivoluzione francese le fu revocato il vitalizio e le furono confiscate tutte le proprietà in patria. Morì povera il 21 maggio 1810, in compagnia della sua coinquilina, la signora Cole, la quale scoprì sistemando la salma che d’Eon aveva di fatto un pene, e così fu registrato sull’autopsia e sul necrologio che fosse un uomo.
D’Éon non fu la prima persona a divenire famosa per il travestitismo (un altro esempio quasi coevo fu François Timo-léon, abate di Choisy), ma fu la prima in Francia a ottenere la riassegnazione giuridica del proprio genere. Per questo la sua fama è rimasta in una certa misura viva fino a oggi: non solo dal nome è derivato il termine “eonismo” coniato da Havelock Ellis, ma anche il nomignolo affibiato negli anni ’60 del XX secolo a Casa Susanna, e sulla sua persona è stato scritto molto da Gary Kates, Roland Champagne, Nina Ekstein, Evelyn Lever e Maurice Lever, sempre con l’intento di rispondere a una domanda centrale a tutta la vicenda: quanto questa scelta di vita tanto radicale è stata dettata dalla politica? E quanto da un intimo convincimento personale?
La risposta è difficile da dare.
Immagine in evidenza: missdarcy.it
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