FINA e la decisione di creare categorie aperte

La FINA (Federazione internazionale di nuoto) ha emanato le nuove linee guida su POLICY ON ELIGIBILITY FOR THE MEN’S AND WOMEN’S COMPETITON CATEGORIES che stabiliscono i criteri di partecipazione alle categorie maschili e femminili di tutte le competizioni ufficiali FINA (come i record mondiali). Il documento ha, o meglio aveva, lo scopo di affrontare il problema della gender inclusion: in altre parole, si dovevano stabilire i criteri per la partecipazione delle atlete trans* alle competizioni di nuoto.

Una decisione presa attraverso l’operato di un gruppo di lavoro creato nel novembre 2021, che sembra anche una risposta alle polemiche generate dalla partecipazione ai campionati NCAA della nuotatrice transgender Lia Thomas. Il gruppo di lavoro era così composto: un gruppo di atlet*, anche trans*, un gruppo di medicina e scienza, un gruppo specializzato in diritti umani.

Partiamo dalla fine, invece che dal principio: dopo aver stabilito minuziosamente i criteri per l’accesso alle categorie di nuoto M/F, la spinta progressista della FINA sta nell’annunciare la volontà di creare categorie aperte in cui è possibile partecipare e gareggiare liberamente a prescindere da identità di genere e sesso anagrafico, i cui criteri saranno stabiliti da un – ulteriore – gruppo di lavoro. E’ qui che risiede la segregazione delle persone trans? A mio avviso no e anzi, le competizioni aperte saranno il futuro trans e femminista dello sport, ciò che davvero potrebbe creare spazi di costruzione del corpo che non siano gerarchicamente predeterminati e subordinanti per i corpi di non-soggettività maschiecis.

Una Federazione sportiva, però, non può che essere transfobica e binaria e, infatti, il problema non sta nella proposta di categorie aperte, quanto nella sua ragion d’essere: l’elenco di stringenti criteri di eleggibilità per la partecipazione alle competizioni sportive femminili,  sempre al fine – intrinsecamente sessista – di proteggere lo sport femminile.

Il risultato dell’operato FINA è una vera assurdità che impone alle atlete trans* e alle persone intersex (con una particolare variazione cromosomica considerata potenzialmente mascolinizzante) l’impossibilità di gareggiare all’interno delle categorie femminili a meno che non si rientri nei seguenti casi: a) totale insensibilità agli androgeni; b) la soppressione della cosiddetta pubertà maschile a quello che viene definito Tanner Stage 2 (cioè in una fase che va dai 9 ai 14 anni).

Lia Thomas (photo: Jack Spitser)

La violenza e la segregazione è qui, nella riproposizione ancora una volta binaria delle categorie di sesso, che trattano le variazioni delle caratteristiche sessuali come delle anomalie e non come la normale espressione della non-binaria struttura del corpo umano e della sua identità sessuale. La violenza risiede nel nascondersi dietro a un gruppo di lavoro eterogeneo per poi scegliere arbitrariamente come elementi determinanti del sesso fattori come i cromosomi (criterio bocciato più e più volte  nella lunga storia sessista delle competizioni sportive proprio per la sua inattendibilità nel determinare il fenotipo umano).

La violenza sta nello schermarsi dietro a  un gruppo di persone presunte esperte in diritti umani, fingendo che in una società come quella occidentale,  binaria, transfobica e soppressiva dell’autodeterminazione di genere, alle persone trans* – piccole e grandi – sia concessa una manifestazione immediata della propria identità e quindi una possibilità sociale, culturale e di classe di accedere ai percorsi di medicalizzazione.

Ancora una volta il mondo dello sport rafforza il dimorfismo sessuale e segrega tutto ciò che ne fuoriesce utilizzando come paravento la corporeità femminile. Ancora torna a nutrire la performatività subordinata di genere per perpetrare il dominio maschile e patriarcale sulla costruzione del corpo.

La soluzione di una cultura eterocispatriarcale per la protezione e riproduzione subalterna della donna è l’esclusione di chi è, di fatto, già esclus*.

Immagine nel testo da swimswam.com e da wikipedia.org