UN COMING OUT STORICO TRA AUTODETERMINAZIONE E MARKETING

Non poteva scegliere giorno migliore Carolina Morace per annunciare urbi et orbi, dalle pagine del Corriere della Sera, di essere «una donna che ama una donna». Ieri (11 ottobre, n.d.r.), del resto, e noi attiviste abbiamo imparato a conoscerlo bene, era l’International Coming Out Day, la giornata cui ricordiamo a tutti e a tutte quanto sia importante per una persona appartenente alla comunità LGBT+ arrivare a quel momento, bellissimo ma allo stesso tempo durissimo da raggiungere, quel momento che avviene quando noi, in piena autonomia, decidiamo di renderci visibili, di dichiarare noi stesse al mondo e a chi ci circonda.

Fare coming out, insomma, è quel momento che è allo stesso tempo faticoso e liberatorio(qui potete leggere la nostra rubrica “A coming out Carol”, se non l’avete ancora fatto).

Certo, la scelta della data di ieri non è un caso e non solo per la ricorrenza, ma rientra nella promozione del libro di Morace, Fuori dagli schemi, scritto a quattro mani con la giornalista Alessia Tarquinio e che uscirà per Piemme domani il 13 ottobre.

Inutile prendersi in giro, il reale orientamento sessuale di alcuni personaggi famosi è un segreto di Pulcinella, segreto che prima poi esploderà – come successo di recente con Gabriel Garko – o resterà tale per sempre, o verrà confermato post mortem (ricordate la morte di  Lucio Dalla e l’improvvisa notorietà di quello che si apprese essere il suo compagno, Marco Alemanno?).

Il segreto di Pulcinella dell’orientamento sessuale di queste persone che godono di notorietà presso un più vasto pubblico, però, non deve servirci da giustificazione per compiere uno degli atti più vigliacchi che ognuna di noi, nella sua vita, ha subito almeno una volta: l’outing.

Certo, se questo fosse il migliore dei mondi possibili non saremmo qui a meravigliarci di questi coming out e non saremmo ancora a dibattere, all’interno della comunità, se l’outing possa essere a volte anche un atto politico, oltre che di odio. Chi scrive non lo pensa e, sebbene amareggiata dalle ipocrisie di alcune persone, continua a sostenere che la libertà di dirsi o non dirsi omosessuali, lesbiche, bisex o quant’altro sia un valore irrinunciabile: «Credo che nella vita ci siano dei momenti in cui certe cose diventano naturali. Forse prima non si è pronti. Poi, un giorno, le parole nascono con una spontaneità nuova», ha raccontato Morace al CorSera, aggiungendo poi un affermazione molto incisiva: «Credo che sia giusto farlo quando si è pronti, quando si è sicuri di poter togliere la maschera e non rimetterla più».

Le generazioni più giovani tendono già a considerare il coming out una cosa naturale. Non siamo nate pronte, ma abbiamo avuto la fortuna, almeno in alcuni casi, di avere attorno a noi una comunità che ci sostenesse. Se non sempre, almeno spesso. Il coming out di Elena Linari, giovane difesa italiana ora in forza al Bordeaux, è stato salutato con entusiasmo, sì, ma anche con la naturalezza che lascia ben sperare nelle generazioni future. 

Sappiamo che Linari non è l’unica, ma è una delle poche ad averlo detto pubblicamente. Segnale che, nonostante i passi avanti, anche le nuove generazioni possono trovarsi in difficoltà col coming out in un mondo permeato da stereotipi come è quello del calcio – e quello femminile non fa eccezione. Lo conferma anche Morace, aggiungendo anche un distinguo importante: «L’ho fatto naturalmente per loro, per le più giovani, ma l’ho fatto anche per molte mie amiche quarantenni o cinquantenni che ancora non trovano il coraggio di raccontarsi».

Ecco, a chi oggi rinfaccia a Carolina Morace dell’aver fatto coming out troppo tardi, rispondo meglio tardi che mai. Nel mio immaginario di donna lesbica e appassionata di calcio, Carolina Morace resta un punto saldo: una campionessa, ma anche un’allenatrice – la prima a entrare negli spogliatoi maschili della Viterbese di un certo Luciano Gaucci, presidente non proprio facile e che già aveva fatto saltare la testa di allenatori più navigati di lei –  e una commentatrice sportiva dura e pura. Carolina Morace è sempre riuscita a emergere dando di sé un’immagine austera, inflessibile, l’immagine di una donna che ha fatto di tutto per imporsi in un ambiente solitamente di appannaggio maschile, senza mai rinunciare alla sua dignità.

Il coming out di Carolina Morace, seppure con un tempismo promozionale perfetto, seppure in ritardo di anni – apprendiamo dall’intervista del suo matrimonio che si è celebrato non una, ma ben due volte – e nonostante sia avvenuto senza pronunciare la parola “lesbica”, resta un momento potentissimo nella storia dello sport italiano, e di questo dobbiamo essere felici.

Meglio un coming out tardivo di uno mai avvenuto.

Benvenuta Carolina, benvenuta in quella vita in cui molte di noi si erano già tolte la maschera. 

Benvenuta in quel mondo in cui dire «Sono semplicemente una donna che ama una donna» ti farà sentire libera e felice come dopo aver trasformato un calcio di rigore in goal.

Immagine in evidenza da calciomercato.com, immagine nel testo da today.it