INTERVISTA A CHARLIE G. FENNEL

«Mostro? Artista cross mediale, impaziente e acquoso»: Charlie G. Fennel è un «ortaggio finocchio» che esplora le connessioni tra Bdsm e salute mentale  attraverso pratiche artistiche contro il patriarcato. Nel 2018 espone con Gender Bender il progetto Vodka & Tena Lady, dove descrive il tempo passato con la nonna.

«Nel 2010 è morta mia madre e ciò ha marcato un pre e un post nella mia esistenza. Fino al 2014 ho vissuto a Barcellona e ogni agosto tornavo dalla nonna e facevamo dei video per sdrammatizzare la situazione. Lei era un’attrice nata, di grande presenza scenica, senza pudore, anche con cose ambigue come sculacciarmi con il battipanni mentre parlavamo di Pms».

Come ti sei approcciatx al mondo Bdsm?

In gioventù, con piccole variazioni alla routine come legature o bendaggi per sperimentare nuove sensazioni.

Poi dopo la morte di mia mamma è stato un lento processo di separazione terapeutica dalla narrativa cis etero patriarcale. Vivevo una dimensione di eterosessualità forzata nella quale non mi sentivo nel mio corpo, c’era solo del fastidio verso la rappresentazione di donnitudine che sentivo di dover performare e il Bdsm mi ha offerto la possibilitá di sentirmi hyper femme e nello stesso tempo padronx della situazione e protettx. Performare high femmness nella quotidianitá è scomodo perché vieni percepitx come target sessuale e sopportare le molestie è difficile e pericoloso.

Perdere la mamma, figura di cura e supporto incondizionati, ha lasciato abissi di insicurezze. Negli anni successivi ho sentito una gran rabbia verso il genere maschile, cis-etero in primis, e l’universo kink mi è venuto in soccorso. 

Svolgevo soprattutto il ruolo dominante che mi permetteva di stare in controllo e a forza di frustate lavoravo sulla deco/di-struzione di quel tipo di mascolinitá che tanto mi intossicava. Sicuramente mi sarò approcciatx alla cosa in modo eticamente sbagliato, ma il maschio che dovevo sottomettere era la mascolinità che volevo abbattere. 

Man mano che elaboravo la mia esistenza, nel corso degli anni ho accettato che certe mascolinitá potevano essere parte di me e certe altre anche accedere al mio corpo.

In che senso il Bdsm può essere terapeutico?

È un gioco che si basa sul consenso e la negoziazione, sulle dinamiche di potere e la costruzione di scene, di conseguenza la interpreto come una pratica importante a livello politico e femminista perché sovverte le dinamiche che ci sono state imposte. Oltretutto, nella narrativa sessuale normativa la penetrazione è vista come la protagonista della scena, quando in realtà è solo una piccola parte della sfera del piacere.

Spesso sono persone (uomini cis etero) affermate e di potere (acquisitivo, lavorativo, etc.) a cercare i servizi di una domme, perché sentono il bisogno di abbandonare questo stato e a livello psicologico si trovano non solo a voler desiderare il dolore fisico ma anche la sottomissione, per rilasciare il malloppo del potere.

In opposizione, nella mia visione, un uomo cis etero che si promuove come master non ha rilevanza rivoluzionaria, perché non fa altro che perpetuare il suo ruolo di privilegio. Non me ne occupo, anche se, non negando la ricerca del piacere di soggetti che si vogliono fare sottomettere da costoro, non voglio neanche negare la loro esistenza. 

E a livello psicologico?

Oltre a tutto il ribaltamento di ruoli che abbiamo giá affrontato, hai presente la teoria polivagale?

No.

Aspetta che rielaboro i dati, allora: il sistema nervoso è diviso in simpatico e parasimpatico. La teoria polivagale è basata sull’autoregolazione del sistema nervoso in situazioni di pericolo (reale o percepita) tramite l’attivazione di due circuiti: dorsovagale e ventrovagale. Il primo dei due si aziona quando viene sollecitato da una situazione di possibile pericolo attivando il sistema simpatico ed entrando nella fase flight or fight (scappa o combatti, ndr, la stessa sensazione che gli animali provano quando devono scappare da una situazione di pericolo). Se il pericolo viene scampato, interviene il sistema parasimpatico con lo stato ventrovagale, che riequilibra il tutto. Il ventrovagale rappresenta la dimensione della sicurezza, della capacità di essere consapevoli e connessi. Quando la sensazione di pericolo è costante, il simpatico è ultra-stimolato e il parasimpatico entra in azione creando congelamento (preparazione alla morte, depressione, vergogna, dissociazione). 

Molte persone in stato di depressione o sotto terapia farmacologica, vivono in fase fight or flight costante (ansia/depressione) perdendo, tra altre cose relative alla voglia di vivere, anche la libido.

Certe stimolazioni fisiche attraverso l’impact play o certi giochi di ruolo, stimolano il sistema nervoso riportandolo a una regolazione autonoma.

Oltretutto, grazie alla previa negoziazione, se la tua necessitá di sperimentare con forme di piacere alternative parte da un abuso dove i tuoi limiti sono stati oltrepassati, hai la possibilitá di poter dire quello che preferisci, escludendo l’effetto sorpresa che tanto ci hanno promosso come l’unico valido. Che in certi casi sarà pure divertente, ma anche programmare una scena a tavolino può essere eccitante! Siamo statx tuttx molto influenzatx dal cinema con la narrazione «ti prendo e ti sbatto al muro», mentre con il Bdsm programmare una scena ti mette nella condizione di calmare il tuo sistema nervoso e godere in consapevolezza.

Come si distingue il confine tra piacere e dolore?

Per molte persone il dolore è piacere ed è interessante anche seguire le connessioni ambigue tra queste due sfere. Chi ha subito violenze sessuale può desiderare di allontanarsi da una narrativa sessuale legata esclusivamente alla genitalità e magari avvicinarsi a una dimensione in cui il piacere si può trovare in altri modi. Abbracciare il dolore fisico per risvegliarsi dall’apatia causata del dolore emotivo è una sorta di catarsi.

Secondo te cosa possono apprendere le relazioni quotidiane dalle pratiche Bdsm?

Il consenso e la sua revoca, la fiducia, il gioco, le dinamiche di potere. È una pratica che può essere introdotta nel quotidiano come manifesto di uscita dal regime patriarcale. Non di uscita dall’armadio, ma nel senso di pratica che ne facilita l’abbattimento.

Quali consigli daresti a chi si vuole approcciare a questo mondo?

Trovare qualcuno che lo fa di mestiere incoraggiando la destigmatizzazione del sex work, leggere articoli, parlarne con partner(s), trovare eventi o sulle dating apps, mettere kinky nella bio, ma soprattutto parlarne. Poi ci sono tantissime pagine Instagram che consiglio: Somaticwitch tratta la relazione tra il sistema nervoso e il Bdsm, Turningviolet e Kai Werder sono sex coach kink positive e poi Kinkeducator, Daemonum, Hacienda… Inoltre, se non hai il coraggio di andare in un sexy shop o non hai i soldi per poter comprare l’attrezzatura, da Decathlon tutto il reparto equitazione può essere un mondo kink tra frustini e gags. E anche in casa, in cucina, ci sono tanti oggetti che possono offrire texture e sensazioni differenti: il battipanni della nonna, cucchiai, palette di legno, forchette e anche coltelli, a seconda della fiducia che si ha con lx partner.

Pubblicato sul numero 60 della Falla, dicembre 2020

Immagine 2: foto di Mxhardcookie (@mxhardcookie) con Charlie G. Fennel

Immagine 3: meme di Bae Victus, @baevictus