Ragazz* LGBT+ e quarantena in una famiglia tossica

Cosa accade quando una ragazza trans*, che vive ormai fuori casa da anni, si ritrova per una sfortunata casualità a dover passare la quarantena con la famiglia abituata a rivolgersi a lei al maschile? Quali ripercussioni psicologiche può avere il divieto di uscire di casa per un adolescente gay che di solito passava fuori la maggior parte del suo tempo, per evitare di affrontare un fratello omofobo che lo insulta?

Per alcune persone LGBT+ il reiterato #iorestoincasa è una condanna di reclusione in compagnia di familiari che non riconoscono o non rispettano la loro identità sessuale.

Come affrontare, quindi, la quarantena (situazione già complessa di per sé) se non si ha la fortuna di viverla almeno all’interno di un ambiente accogliente?

Come premessa al discorso, è importante dire che non esiste una regola uguale per tutte e tutti. Ogni persona dovrà trovare il proprio modo per gestire al meglio la situazione difficile, ascoltandosi.

Va intanto evidenziato che la crisi a volte rappresenta un’occasione, e in questo una pandemia non fa eccezione. Le persone in questo momento sono tendenzialmente più in contatto con loro stesse, con le proprie emozioni e anche con le persone a loro vicine.

Questa apertura, questi spiragli, possono permettere delle vicinanze, dei dialoghi, dei chiarimenti prima inimmaginabili. Il condividere a lungo lo stesso spazio spinge al confronto intimo, a riscoprirsi e crea le basi per emozionanti scoperte dell’altra o dell’altro, per sorprendenti coming out, ma anche per dure critiche, litigi aperti che possono portare al cambiamento di modalità  subite a lungo senza reagire.

Quindi, senza voler indurre a immaginare scenari ottimistici che potrebbero rivelarsi illusori, bisogna sondare  seriamente con se stess* la possibilità reale di una trasformazione in tal senso del proprio ambiente familiare.

Per le situazioni ove questo non fosse possibile, è necessario trovare il modo di salvaguardare se stess*, creando degli spazi di decompressione rispetto al contatto continuo e stressante con un ambiente che viene percepito ostile. Che sia la propria stanza o il bagno o una passeggiata per buttare l’immondizia, bisogna ricercare attivamente dei momenti di solitudine per riuscire a connettersi nuovamente con se stess*, con la propria parte autentica, per ricordarci che, anche se le persone che ci circondano non lo accettano, noi continuiamo a essere ciò che siamo e ad amarci per questo.

Diventano fondamentali la rete sociale e la stessa comunità LGBT+, con cui rimanere in connessione. La quarantena ha trasformato il nostro modo di fare rete, utilizzando ancora di più lo spazio virtuale come luogo di socializzazione e confronto.

Pur stando attent* al possibile rischio di una sovraesposizione ai social network (rimane sempre valido il consiglio di prendersi cura dei propri spazi di solitudine), internet in questo momento diventa lo strumento principale per rimanere in contatto con amiche e amici, con persone che accolgono il nostro bisogno di riconoscimento.

Internet può rappresentare anche il modo per fare nuove conoscenze all’interno della comunità LGBT+, grazie alla creazione di sempre più spazi di confronto virtuale, forum, gruppi dove scambiarsi impressioni ed esperienze.

Inoltre, l’archivio di storie custodite nel suddetto spazio virtuale (film, libri, musica, etc.) è un altro modo per riconoscersi nella comunità LGBT+ di cui si continua a fare parte, nelle sue lotte, le sue vittorie, anche nella distanza, anche se si vive una situazione di disconoscimento in casa.

Infine, è importante fare affidamento ai mezzi che vengono offerti dalle associazioni, dalle istituzioni, dagli psicologi  e dalle psicologhe del territorio, per far fronte ai momenti di sconforto.

Il Cassero Lgbti Center, per esempio, ha potenziato in queste settimane la possibilità già presente di richiedere sedute online di consulenza e assistenza psicologica con psicoterapeut* espert* di tematiche LGBT+, che possono rappresentare uno strumento valido e utile per gestire in maniera positiva una situazione che non è facile, soprattutto per chi non si sente supportat* dal proprio nucleo familiare.

L’invito è di sfruttare gli strumenti che il circolo offre, chiamando al telefono amico 051 555 661, attivo nelle ore serali dalle ore 20.00 alle ore 22.00 dei giorni feriali,  e chiedendo la possibilità di prendere appuntamento con un* professionista.

Ci sono davvero tanti modi, anche in questo momento, per ricordarci che non siamo sol*.