«L’arte è magia liberata dalla menzogna di essere verità» scriveva Theodor W. Adorno nella sua opera postuma, la Teoria Estetica (1970). Questo pensiero è, a mio avviso, un sottotraccia importante degli Appunti per un dizionario delle amanti di Monique Wittig e Sande Zeig, appena uscito in Italia da Meltemi, grazie al lavoro di traduzione del collettivo transfemminista Onna Pas. 

La lettura degli Appunti (o brogliaccio, più simile al francese brouillon del titolo originale, che rimanda nel contempo a frammentarietà e a schizzi su un bloc-notes) porta a entrare in un sabba collettivo di voci incarnate, nel cerchio di un tempo mitologico le cui storie vengono rappresentate sotto le mentite voci di un Dizionario. Da Age (Età), a Voyelle (Vocale), passando per Amantes (Amanti) e Char (Carro), si svolge il percorso nel tempo di una storia altra, che è quella di un’utopia lesbica. Non casuali le continue citazioni di Saffo e mitologia greca, con escursioni egiziane e fenicie, in un sostrato mediterraneo. Citazioni straniate, che portano a un tempo altro, nel contempo remoto e futuro, come se il brogliaccio raccontasse di avvenimenti che si sono prodotti da sempre, ma che si sono realizzati pienamente solo dopo la sconfitta del patriarcato e la vittoria delle ancelle. Un tempo perfetto

Il racconto dell’ancella è terminato; ora, in questo testo, e Wittig ci dice che il punto di vista del rovesciamento teorizzato in The straight mind ha occupato lo spazio. Il punto di vista minoritario è diventato maggioritario e narra la sua storia in termini di creazione artistica libera e vitale, non mero orpello per vite disagiate, ma magico ritrovamento comunitario. Virgilio cessa il suo accompagnamento alle soglie del Paradiso, non a caso un titolo di Wittig è Virgil, non. Inoltre, nel Brouillon la funzione autoriale è ai margini, come se l’opera si compisse attraverso un processo collettivo. 

A chi parla, e, soprattutto, chi parla in esso? Non sono le donne, anche questo lo abbiamo appreso leggendo The Straight mind, «Le lesbiche non sono donne», sono le lesbiche come soggetti universalizzati in senso rivoluzionario, una volta distrutto il marker di genere. Tuttavia, a me pare che le lesbiche raccontate siano, sì, desoggettivate e simboliche, emblema di ogni discorso delle/degli oppress* che trovi sbocco nel mondo e  costruisca una galassia nuova ma, nel contempo, ancora gaiamente le lesbiche dell’amore per i gatti e del lesbian drama. Forse Wittig indica un percorso per il nostro presente?

Lasciamo le domande aperte come è appropriato per chiunque sia lettrice, o lettrice di testi secondo il piacere indicato da Roland Barthes, e pensi davvero alla frase iniziale di Adorno, che lascia spazio a una pratica non solo dialettica. Lasciamo la parola a Wittig stessa:

Irréelles – Irreali ( p 88 s) 

«Le Irreali sono così reali da essere comparse in una sola occasione, la notte del fuggi fuggi. In quella notte sono apparse in sogno a molte amanti. Ad alcune dicevano […] alzati e vai e raggiungi l’isola di Enggano nell’arcipelago di Sonde. Là troverai delle città di amanti. Alcune di queste amanti si uniranno a te per fondare una colonia di alberi. […] Le cantastorie dicono che le Irreali sono loro apparse radiose e di tutti i colori. Alcune erano addirittura nere e dorate. Esse dicono che tutte le amanti si sono alzate trasportate dall’amore, così sono le amanti, e subito si sono messe in cammino verso le loro destinazioni. Tranne quelle che non avevano meta. A loro le Irreali hanno detto alzati, e non andare da nessuna parte, mia cara figlia del sole, della luna e del vento. Fai come hai sempre fatto e troverai delle amanti che come te non vanno da nessuna parte. Unitevi, e iniziate a camminare insieme.» 

Foto da Meltemi Editore