UN EURO PER UN GIN TONIC

Il Cassero, con le sue persone e le iniziative, gravi o leggere, mi ha insegnato l’ironia e l’autoironia.

Le storie, singole o collettive, hanno delineato una bizzarra mitologia sin dagli inizi in Porta Saragozza dove ai racconti orali, spesso straordinari, si è  aggiunto il video: basti  ricordare La mostra della laguna per stimolare il lettore a curiosare nel Cdoc. 

La produzione di fiction o documentari ha vissuto intensità variabili, dipendente dalla disponibilità di strumenti. E, come è facile immaginare, nel catalogo spiccavano film muti, montaggi in camera, videocassette trattate come pizze di pellicola (ovvero con lo scotch). Insomma l’apoteosi del rudimentale usato come fossimo a Hollywood. Questo autoironico crederci è stato il marchio della casa che ha spopolato tra i cultori del trash. 

Mi son venuti in mente tre spot elettorali realizzati a ridosso di un’assemblea per il rinnovo del Direttivo, ciascuno dei quali pubblicizzava una lista. 

All’epoca le assemblee (gli attuali Congressi) si facevano ogni anno (oggi ogni tre) e non esistevano le liste, si faticava a costruirne anche solo una. 

Sto parlando del primo anno alla Salara, 2002-2003, ma per scoprire le date esatte e ottenere una descrizione del contesto, ho contattato chi poteva darmi una mano: messaggi, chat e telefonate con Strong, Branà, LaTavia, Fiandrix, Cavadini, Zaino, Penfild, Pravda, Coco e Gaeta. 

I feedback sono assolutamente lisergici, si spazia da un ricorrente «Non ricordo nulla» a «erano fatti per contrastare una cordata di Arcigay che voleva conquistare il Cassero», oppure «dici quelli che abbiamo fatto su Fb?» – da notare che i social alllora non esistevano – «ero appena arrivato», «mi faccio troppe canne», «forse ero già a Madrid», «ci apriva le serate il Presidente», «di sicuro non erano realizzati per diventare famosi». Come non amare le amiche? 

Fu un periodo molto turbolento. Improvvisamente bisognava far convivere il giorno e la notte, il first floor e il groundfloor, la discoteca e la biblioteca, il consultorio e le riunioni per i progetti, con problemi gestionali inediti. Per completare l’assurdità, dico solo che sono stato, in quel caos, presidente per tre mesi. 

Bene, rinuncio alla datazione esatta. Abbiamo promosso tre liste, non si sa bene in che contesto o contenitore. 

Brenda Broadway, per la lista Fiamma Fucsia: nello spot la vediamo uscire, sgambata e slanciata come sempre, da una boutique di via Indipendenza e lasciare un’offerta alla homeless accanto al negozio (impersonata dalla nostra tecnica Wilbi) che elemosinava con il cartello «Un Euro Per Un Gin Tonic».

La monarchica Sweetie Darling, per la lista Candle In The Wind: capigliatura alla Marge Simpson, declama lo slogan «Meno lesbiche nei bagni degli uomini», mentre caccia una ragazza dai bagni chimici. 

La Cat, per la lista Calati Al Groundfloor: intenta a gestire una fila all’ingresso realizzata con comparse, impezza ogni avventore. 

Anche in quel marasma, nessuna aveva smarrito il senso dell’ironia. 

Quegli spot esistono, così come sono esistite tutte quelle serate estive che in assenza di programmazione particolare venivano segnalate con la magnifica dicitura Trionfo di frutta in terrazza.

Pubblicato sul numero 57 della Falla, luglio/agosto/settembre 2020

Immagine in evidenza realizzata da Vinnie Palombino