Front National, il partito omofobo che (alcuni) gay amano
di Antonia Caruso
Oggi, addì 7 maggio 2017, la Francia sceglierà il proprio destino politico con il ballottaggio tra Emmanuel Macron, ex Ministro dell’economia, dell’industria e del digitale del governo Hollande, e Marine Le Pen, a capo del Front National, un partito di estrema destra, xenofobo, antieuropeista e, qui sta il punto, molto votato dai gay francesi.
Non una sorpresa dell’ultimo minuto, dato che da parecchi anni, in Francia, manciate di gay, e non molte meno lesbiche, si stanno spostando verso destra. Questo accade oggi, nonostante già nel 2013 Marine Le Pen si fosse espressa contro i matrimoni same-sex (ma senza scendere in piazza contro di essi) e, nell’ultimo programma elettorale, proponga di tornare a limitarsi ai PACS.
Ricerche del Centre de recherches politiques de Sciences Po (CEVIPOF) hanno rivelato che, alle elezioni regionali del 2015, il 38,6% di gay e il 26% di lesbiche votarono FN. Inquietanti conferme in questo senso arrivano anche dall’Institut français d’opinion publique (IFOP) che ha rilevato che il 26% dei gay nell’area di Parigi appoggiarono Marine Le Pen, contro il 16% di eterosessuali. Percentuali che, tradotte nel linguaggio della nostra comunità LGBT+, ci dicono che, va bene la democrazia, ma forse un problema c’è ed è giusto porselo.
Il Front National è un partito che tra le sue fila annovera molti omosessuali, a partire da Florian Philippot, “outtato*” nel 2014 da una rivista scandalistica, uno dei consiglieri più intimi di Marine Le Pen. Egli ha incoraggiato la leader di FN a espellere il padre, Jean-Marie, dal partito che lui stesso ha cofondato nel 1972: serviva una lucidata di superficie, allontanando il partito dall’immagine antisemita, razzista e omofoba del primo FN. Tuttavia, il negazionista Jean-Marie Le Pen, ben conoscendo l’orientamento del numero due del partito, tiene sempre a sparare i suoi proiettili omofobi, ad esempio quando ha dichiarato che “i gay sono come il sale nella zuppa, se non ce n’è, la zuppa è insipida. Se ce ne sono troppi, è immangiabile” (paragone che non funziona con i fascisti, di sicuro più simili al cianuro che al sale); o quando si è dichiarato un po’ scioccato dall’attenzione data all’omosessualità dell’agente ucciso nell’attacco del 20 aprile sugli Champs Elysées.
Tornando a Philippot, egli ha incarnato più volte le posizioni vagamente omonazionaliste del Front National, spostando in realtà l’attenzione dall’omosessualità alla francesità. Un politico che ha affermato, tra l’altro, che il Front National “non è gay friendly ma solo French-friendly”, oppure che è un partito al quale “non importa delle preferenze della persona, le loro pratiche sessuali o altro… Prima di tutto sei un cittadino francese”. Un politico, tuttavia, che se ne va offeso dalla stanza se qualcuno afferma che il Front National è un partito di estrema destra.
Dopo l’11 Settembre, anche in Francia ha iniziato ad attecchire un’islamofobia che le destre, e il Front National in particolare, hanno subito iniziato a strumentalizzare e fomentare, ponendo le persone LGBT+ come potenziali vittime di aggressioni da parte di musulmani e immigrati. Se a questo si aggiunge il fatto che Sebastien Chenu, fondatore di un’associazione gay di centrodestra chiamata GayLib e ora confluita nel FN, sostiene che il matrimonio egualitario non sia più una priorità perché ci sono minacce ben peggiori che incombono sulla Francia, il quadro securitario-legalista-xenofobo-omonormativo è completo.
In tutti questi ragionamenti parliamo sempre, o almeno prevalentemente, di maschi, cisgender, gay e bianchi i quali, nel corso della storia, non si sono rivelati dei campioni di intersezionalità.
Infatti, uno studente di ingegneria ambientale, intervistato dalla BBC, afferma che per lui i problemi più pressanti sono “economia, debito nazionale e disoccupazione”. In effetti, come evidenzia un articolo del Financial Time, il 39% dei voti dati all’estrema destra provengono dalla fascia d’età tra i 18 e i 24 anni. Tra le cause dell’ascesa del FN, infine, l’attivista Didier Lestrade annovera anche una ormai storica sfiducia nella sinistra che bada più a gestire posizioni neoliberiste che garantire i diritti dei lavoratori, i quali si sentono abbandonati.
Per concludere, dedichiamoci a un esercizio della fantasia: tornando al di qua delle Alpi, cosa accadrebbe se Casa Pound e Forza Nuova la smettessero di inneggiare alla Famiglia Tradizionale® e svoltassero verso un’omofobia omofilica come il Front National? Ai posteri l’ardua sentenza.
*Outtato: Oggetto di outing, ovvero il cui orientamento sessuale è stato reso pubblico da terzi senza il suo consenso.
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