Dopotutto sono tempi bui. Ricordo una manifestazione cui partecipai nel marzo del 2007, una marcia, a Bologna, per la chiusura definitiva dei Centri di Permanenza Temporanea (Cpt). Si trattava di strutture di contenimento per persone migranti in attesa, o almeno così si diceva, dell’espulsione. Era la mia prima grande manifestazione e si era nel pieno del secondo governo Prodi. L’istituzione dei CPT, tra l’altro, derivava da una legge (la cosiddetta Turco-Napolitano) approvata nel marzo del 1998, per cui nel primo dei governi Prodi. Tutto torna, a volte. Sottolinearlo ha senso oggi magari per gli echi di quelle voci che additano i cosiddetti ragazzi dei centri sociali come facinorosi agitati dalla sinistra contro la destra. Quel giorno eravamo migliaia, c’è chi scrisse sui giornali diecimila, e prima di andare la madre di un’amica ci aveva istruito: cosa fare nel caso di carica della polizia, come reagire ai lacrimogeni per cercare di riuscire a respirare e altre informazioni utili per giovani arrabbiati per il mondo che vedevano delinearsi di fronte. Le cariche ci furono, anche i feriti. Sapevamo a cosa andavamo incontro considerato che avevamo deviato dal percorso autorizzato per spingerci davanti al Cpt bolognese. Ricordo la tensione, l’energia collettiva e appunto la consapevolezza di ciò che si stava facendo. 

Ho ripensato in questi giorni a quella manifestazione, interrogandomi sul paragone possibile con l’oggi. Sono passati diciassette anni, e io ne avevo appunto diciassette, ero un giovane che aveva deciso di non stare fermo a guardare, di fare qualcosa, in un contesto in cui forse ingenuamente pensava di conoscere le regole. Avevo occupato, manifestato per varie schiforme della Scuola. Mai però mi sarei sognato in una di quelle di essere caricato quasi preventivamente, o preso a manganellate senza alcun motivo o di essere provocato dalle forze dell’ordine in modo da generare tafferugli. Mai mi sarei sognato all’epoca di sentirmi un criminale per il solo fatto di voler scendere in piazza. Al di là dei limiti e degli scontri l’aria che respiravo non era repressiva, o almeno non mi sembrava tale. Ecco, mi chiedo se oggi sia così. Dopo aver visto le immagini di Roma il dubbio sulla repressione assume contorni fin troppo nitidi, soprattutto ripensando alle svariate immagini simili riguardanti cortei studenteschi e altre manifestazioni analoghe. 

La destra ha il coraggio, da anni, di ergersi a presunta paladina della difesa della libertà di pensiero contro il nemico imperante che chiamano “Pensiero unico”. Ironico oggi volendo notare come ogni aspetto di dissidenza viene additato, reso penalmente più grave, silenziato e manganellato.

Immagine in evidenza: meltingpot.org