André Gide (1869-1951) è oggi considerato uno dei pilastri della letteratura LGBTQ+ occidentale. Nel 1947 vince il premio Nobel per la Letteratura per «la sua opera artisticamente significativa, nella quale i problemi e le condizioni umane sono stati presentati con un coraggioso amore per la verità e con una appassionata penetrazione psicologica».
Cresce in una famiglia rigidamente puritana e quest’educazione si scontra ben presto con la sua omosessualità. È l’incontro con Oscar Wilde nel 1895 che lo spinge a esplorare e accettare apertamente il proprio orientamento. Desta scandalo con la sua opera L’immoralista (1902), tra le cui righe sia la critica che lǝ lettorə non rinunciano a leggere una presunta sovrapposizione autobiografica tra il protagonista, Michel, e le vicissitudini dell’autore stesso.
Dopo un matrimonio fallito, Gide è uno dei primi autori della letteratura contemporanea a vivere alla luce del sole la propria omosessualità. Il suo contributo più importante in tal senso è Corydon (1911-24), saggio apologetico sull’eros omosessuale contro preconcetti e stereotipi. Sebbene nutrisse grandi speranze per questo suo scritto, l’opera subì ogni sorta di censura, e passò pressoché inosservata. Riscoperta più di recente, oggi è considerata uno dei primi scritti moderni a favore della nostra comunità. Gide sapeva che prima o poi qualcunə ne avrebbe colto il potenziale: «Che Corydon sia il più importante dei miei libri ne sono convinto, come sono convinto che verrà un giorno in cui ci si accorgerà della sua importanza».
Illustrazione di Riccardo Pittioni
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