di Francesco Colombrita
Il poster Pride della Falla di quest’anno è stato realizzato da Gianluca Ascione, giovane artista di origine friulana trasferitosi a Bologna per frequentare il corso di Fumetto e Illustrazione all’Accademia di Belle Arti. Nel 2016 vince il Coop for words nella sezione fumetto e, come parte del collettivo Gargantua, ha realizzato Altrove (2018). Pubblica con Canicola il suo primo albo, Il grifone d’oro, nel 2018.
Le tue tavole sono ricche di creature mostruose e polimorfe, ma cos’è un mostro?
Per me è sicuramente qualcosa che serve a mostrare ciò che non è visibile a un primo sguardo. Non so perchè disegno così tanti mostri, che poi preferirei forse definire creature, in parte è involontario. Mentre lo faccio, gioco con i segni che compaiono sul foglio e li arricchisco, compaiono dettagli, armature, corni, spuntoni che però non considero come aggiunti, ma come parte stessa della creatura che emerge. È una tendenza anche barocca, stancante alla vista ma importante per me, perché credo possa svelare la complessità che si cela in una persona. Mi piace pensare che ci sia una versione mostruosa di noi e a volte parto proprio da qui, mi chiedo «chissà come sarebbe quella persona se fosse davvero se stessa». Non mi pongo troppe domande mentre disegno, ci rifletto di più dopo aver visto cosa compare sul foglio. Parti da qualcosa che poi ti prende molto, mentre si delinea la figura emergono paure e risvolti inattesi, i mostri probabilmente servono a tirare fuori ciò che è sopito. Trovo che sia una bella sintesi grafica di tutto questo.
Come hai tradotto tutto questo nel poster Pride?
Sono partito da una percezione personale, ho pensato al Pride dell’anno scorso, che è stata la mia prima volta. Nelle primissime bozze le figure erano abbastanza umane, poi ho preso a rielaborarle. La mia impressione è stata di una manifestazione stupenda che si impone nello spazio richiamando l’attenzione di tutte e tutti, sbattendo in faccia a chiunque che noi siamo lì a manifestare essendo davvero ciò che vogliamo essere, almeno per quel giorno. Una massa di persone che è lì anche per rompere gli schemi e lo fa in un modo molto figo. Per questo volevo che il poster fosse un tripudio di forme e fisicità molto ridondanti. Le pose delle figure in primo piano sono riprese dal voguing e da varie danze di strada, proprio a segnalare la necessità di porre su se stessi uno sguardo esterno e affermarsi. La grande libertà e onestà che traspare da una marcia come questa dovrebbe essere di ispirazione, nella speranza che in tutte quelle situazioni e quei momenti in cui essere noi stessi è più difficile si trovi la forza di riuscirci. Dovremmo davvero riuscire a manifestare la nostra complessità, senza paura, sempre, sfuggendo alla tentazione di cedere alle pressioni e fingere di essere normali solo per sentirci più accettati.
C’è una figura del poster in cui potresti sentire di ritrovarti?
Nel gigante centrale in secondo piano: un po’ scemo, un po’ sorridente, molto felice ma forse anche un po’ triste.
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