Minerva Uzzau è originaria di Sassari e ha recentemente terminato gli studi all’Accademia Europea di Manga, a Volterra. Ha 22 anni e lavora come fumettista nella sua regione di origine, dove pensa ci sia ancora molto da fare. Per questo, è attivista in diverse associazioni: è in Friday For Future, fa divulgazione nelle scuole con il Movimento Omosessuale Sardo e contribuisce a organizzare manifestazioni con il Collettivo Brigata Transfemminista. Si definisce una gran nintendara.

Il tema dell’illustrazione questo mese era l’euforia di genere, in occasione del TDOV. Come ti sei approcciata al tema?


Disegnare e parlare del tema dell’essere trans e dell’identità di genere è un mio punto di forza, ma soprattutto di sfogo. Mi avete contattata in un momento in cui ho ero particolarmente disforica e non riuscivo a capire come potessi rappresentare qualcosa sull’euforia. Mi sono sbloccata quando un mio amico mi ha consigliato di disegnare «come ti vorresti sentire». 

L’obiettivo che mi ero posta quando ho iniziato il percorso di transizione era proprio quello di guardarmi allo specchio e riconoscere l’immagine riflessa, anche se non rispecchia le aspettative iniziali. Ho voluto catturare la sensazione di affermazione che ti fa dire «sì, questa sono io».
Stilisticamente ho fuso il classico bianco e nero manga con gli elementi gialli della bicromia, per esempio mischiando retini neri e colorati per dare più tridimensionalità.

Come mai hai scelto la tecnica manga come linguaggio espressivo?

Mi piace perché è una tecnica che può essere estremamente dettagliata, ma anche molto libera. Il fumetto occidentale è ingabbiato a differenza del layout manga, il cui dinamismo è un grande punto di forza per l’espressività del fumetto. Ero attratta anche dall’uso del bianco e nero, si possono creare degli effetti pazzeschi: le linee sottili e precise degli Shōjo (fumetti targettizzati per ragazze) mi hanno convinta a imparare come realizzare quelle immagini fluide. Il manga per ragazze scardinò stereotipi e convenzioni grafiche, mostrando al Giappone una realtà diversa da quella etero-cispatriarcale, con opere ambientate all’estero come Lady Oscar o Il poema del vento e degli alberi, fino alla pubblicazione di Sailor Moon.

Ci sono dei temi che ti stanno a cuore e vorresti esplorare in futuro?

Vorrei sfruttare storie manga realistiche per trattare sentimenti, relazioni interpersonali e raccontare di persone dimenticate. Nel progetto a cui sto lavorando c’è una coppia etero, formata da una donna trans e un uomo cisetero. Cerco di rappresentare la normalità di due persone che si trovano, e si amano. Un mio vecchio progetto si sta evolvendo sempre di più con l’aumentare della mia consapevolezza. Mi piacerebbe includere una critica anticapitalista, sempre tramite storie d’amore.

Sei soddisfatta della rappresentazione trans degli ultimi tempi?

Serve più ascolto verso la comunità Trans* e l’arte dovrebbe tradurre questa esigenza. 

Penso ci sia bisogno di più fluidità nell’esplorare le narrazioni queer. Vorrei vedere momenti di coming out più centrati, che rappresentino una crescita del personaggio. Succede in Heartstopper, ma i personaggi femminili sono sempre già formate e vengono esplorate poco, come in tante altre serie.

Spiegare come sia essere trans e nonbinary è complesso. Sarebbe utile rappresentare la decostruzione di un personaggio fino ad arrivare alla sua presa di coscienza. Mostrare un percorso verso la consapevolezza può far capire come ci si sente, formando le persone cis e facendo sentire comprese le persone trans.

In quale Guerriera Sailor ti identifichi?

Sailor Mars, elegante ma rompicoglioni. È una Regina George più grintosa.