di Valentina Pinza

Illustratrice e fumettista Ariel Vittori al lavoro sul poster del numero 56, il numero prideIllustratrice e fumettista di stanza a Roma, Ariel Vittori, nonostante la giovane età, annovera un folto curriculum di pubblicazioni, esposizioni e collaborazioni. A 18 anni comincia a lavorare per Filthy Figments, un portale dedicato ai fumetti erotici. Il suo primo graphic novel,  (Slowcomix), è del 2016, mentre le tre storie brevi a fumetti per la sua serie Oltregomma, per Il Manifesto, sono pubblicate nel triennio 2017, 2018 e 2019. 

Co-fondatrice di Attaccapanni Press, che gestisce con Laura Guglielmo, per il suo progetto editoriale indipendente cura, nel 2017, l’antologia erotica queer etero-friendly Melagrana. Ora sta lavorando a un nuovo graphic novel per Tunuè, sceneggiato da Andrea Voglino.

Partiamo dai temi: di cosa ti preme parlare nelle tue storie, cosa ami raccontare?

L’intimità nei rapporti umani, le emozioni che esistono tra le persone, anche usando il genere fantasy. Voglio raccontare quello che ha sempre avuto poca voce, creando occasioni per esprimere la pluralità delle identità. È ciò che mi interessa e mi dà gioia farlo. Quando ho curato Melagrana l’intenzione era la stessa. Poi c’è l’erotismo, che ho potuto affrontare, sperimentando, grazie ai lavori con Filthy Figments. Prima, da adolescente, leggevo e producevo fan art e anche allora ero interessata all’intimità delle relazioni, alla sessualità. Il fumetto erotico, per me, non ha come scopo solo l’eccitare, ma il raccontare le persone in modo vero e autentico.

Veniamo al poster. Ti abbiamo chiesto un lavoraccio: disegna il poster per il Pride… senza il Pride per strada! Su cosa hai ragionato?

Vivremo un Pride con restrizioni che non abbiamo mai avuto, ma il Pride stesso ci chiede di superare i limiti, sempre. Il Pride è anche una manifestazione interiore, personale, oltre che pubblica, il cui valore va al di là della presenza fisica. Pensiamo a chi, per vari motivi, in strada e in piazza non è mai potut* andare. In un certo senso, ho costruito l’immagine pensando a questo, estendendo questo concetto. Volevo rappresentare il Pride dentro ognun* di noi.

Come, e dove, nasce il tuo stile?

Sono autodidatta, mi sono formata da sola lavorando soprattutto in digitale. Negli ultimi anni mi sono avvicinata a uno stile più pulito, guardo, per esempio, autori come Eli & Viv, il duo di artist* non-binary austriac* di Heart of Gold. Ma nel mio bagaglio ci sono anche l’animazione di Steven Universe con gli sfondi di Kevin Dart, la pittura di Sargent, le composizioni di Leyendecker, etc.

Arrivate alla fine, e dopo averlo disegnato per noi, come pensi sarà il tuo Pride?

Credo che il mio Pride quest’anno sarà ciò che sto già facendo: prestarmi a iniziative che lo supportino e lo facciano vivere in maniera diversa. Oltre al poster per La Falla, con Mana Project Studio, la realtà per cui lavoro, insieme ad altr* artist* abbiamo collaborato con il Milano Pride per una serie di ritratti di icone LGBT+. Sto lavorando per il Pride già da un po’!

Pubblicato sul numero 56 della Falla, giugno 2020