Di Tin Li Oca, Erica Ruggieri, J. Dah Mer, Rebecca Bellucci, Marti Sosto in collaborazione con Cassero Global
La comunità LGBTQ+ è sempre stata contraddistinta dalla necessità di costruire reti che valicassero i confini nazionali, al fine di creare pressioni politiche ai più alti livelli istituzionali. Tuttavia, spesso si assiste alla tendenza di limitare la visione alla propria realtà. Eppure l’obiettivo da tenere sempre a mente è e sarà sempre uno: l’intersezionalità del movimento e della nostra comunità.
I Paesi che hanno aderito allo scambio sono stati: Italia (Cassero LGBTI+ Center), Slovenia (Društvo DIH), Portogallo (Collippo), Grecia (Roes Cooperativa), Lettonia (Active Rainbow), Bulgaria (Bilitis Foundation) e Paesi Bassi (Olde Vechte Foundation).
Il progetto ha permesso a chiunque partecipasse di comprendere a fondo la reale situazione politico-sociale della comunità LGBTQ+ europea, basti pensare alla classifica ILGA 2021 e alla nostra esperienza personale, dove rispettivamente – su un totale di 49 Paesi –, la Lettonia si posiziona 41ª, la Bulgaria 37ª, la Slovenia 20ª, e mentre il Portogallo è 4°, l’Italia è solamente 35ª.
Ma cosa dicono veramente questi numeri?
Dal 26 settembre 2021, giorno in cui il sì al matrimonio egualitario per le coppie omosessuali ha prevalso nel referendum svizzero, l’Italia è l’unico Paese dell’Europa occidentale a non aver ancora raggiunto questo traguardo. D’altronde, il Ddl Zan, ovvero la legge che dovrebbe criminalizzare le discriminazioni omolesbobitransfobiche e abiliste, da mesi subisce un avvilente ostruzionismo che ne impedisce l’approvazione.
In Italia si lotta per il matrimonio; in Bulgaria si lotta per il diritto alla vita; in Polonia appartenere alla comunità LGBTQ+ è illegale e l’Ungheria la segue a ruota. Ciò non significa che le battaglie italiane siano meno importanti, ma il nostro sguardo non può limitarsi a questo. Lo sforzo deve essere ampio e intersezionale: è in gioco la vita della nostra famiglia.
YOUthInACTivism: The Camp è stata un’esperienza meravigliosa, piena di gioia e colori. Tutte le attività svolte ci hanno permesso di accrescere le nostre conoscenze e affrontare nuove sfide: abbattere le barriere linguistiche; entrare in contatto con la natura; gestire spazi e tempi in autonomia e in collaborazione con lə altrə partecipantə. Allo stesso tempo, ci hanno dato la possibilità di sviluppare maggiore consapevolezza: ascoltare i racconti di realtà tanto simili quanto diverse da quella italiana ha svegliato in noi un’ulteriore responsabilità.
Sono stati dodici giorni intensi, che hanno probabilmente cambiato il corso della vita di chiunque vi abbia partecipato, ma anche emotivamente drenanti, talvolta dolorosi. Ognunə di noi porterà sempre con sé gli abbracci e il supporto incondizionato che ci hanno accompagnato fino agli ultimi attimi prima di lasciare la nostra nuova casa e tornare in quello che pensavamo essere il nostro unico focolare..
YOUthInACTivism: The Camp è stato dunque un punto di partenza, un’emozionante spinta e un’impareggiabile ispirazione a fare sempre di più per la nostra comunità, ovunque essa si trovi.
Foto di Elina Primaka
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