di Giuseppe Rutigliano

Full nakedness! All joys are due to thee / As souls unbodied, bodies uncloth’d must be, / To taste whole joys.” John Donne – Elegia XIX

Walden di Henry D. Thoreau (1854)

Il corpo umano nudo è bello. È bello aldilà di quel che detta la cultura dominante succube delle mode e del pudore. È bello stare nudi perché, se da un lato è una liberazione, non solo dei vestiti, ma anche di quel secchio tanto pesante da indossare pieno di sovrastrutture che l’abbigliamento definisce, dall’altro lato si torna, per quel che è possibile, ad uno stato naturale: gli animali e le piante sono nudi, perché noi umani no? Sullo stare nudi sono state fondate diverse scuole di pensiero e diversi autori si sono espressi, tra tanti cito Henry David Thoreau (1817-1862), autore, poeta, naturalista, critico dello sviluppo, storico, filosofo, conosciuto per il suo libro Walden, una riflessione sulla vita semplice in un ambiente naturale come forma di protesta; uno dei libri all’origine di quello che sarà conosciuto come anarchismo verde, pensiero incentrato sull’esperienza del mondo naturale grazie al corpo, in contrapposizione ad un mondo materialista, capitalista e antropocentrico.

La nudità è un atto politico e rivoluzionario in quanto affermazione e riappropriazione del corpo e dell’estetica, liberazione dalle regole imposte dalla società che stabilisce chi e cosa possa essere mostrato e in qual misura, a seconda delle culture. Infine, svestiti siamo tutti uguali: nessuno è povero, nessuno è ricco. È quindi proprio un atto politico, anche perché i nostri corpi sono oggetto di mercato e in quanto tale fonte di profitto: palestre, profumi, vestiti, diete, chirurgia estetica e così via. Vengono vendute promesse/illusioni di corpi con forme “perfette”, scolpite e innaturali grazie a creme ringiovanenti, siliconi&liposuzioni, diete miracolose e aggeggi che scolpiscono addominali da paura.

Riprendiamoci i nostri corpi e la loro estetica sottraendoli alle leggi del mercato! Aggiungiamo anche la carica erotica che ha un corpo nudo rispetto ad uno vestito o semi-vestito (Afrodite, dea dell’amore e della bellezza, era nuda); se tutti ci liberassimo della morale bigotta, dell’estetica imposta dalle mode e dagli stereotipi di bellezza, scopriremmo, senza ipocrisia, come il corpo sia carico di sensualità e fonte di piacere visivo e non, aldilà dell’età, del genere, delle forme e dei colori della pelle.

Un altro punto riguarda il modo di relazionarsi con l’ambiente; la nudità ci rende disarmati di fronte agli altri e alla natura, l’essere umano nudo non si sente all’apice delle forme viventi e degli altri umani, ma come gli altri viventi egli è perfettamente integrato (con le sue debolezze e le sue forze) nel suo ecosistema: non sopra ma dentro la Natura. Detto ciò, riappropriamoci dei nostri corpi, uomini e donne, giovani e anziani, magre/i e grasse/i, coscienti che siamo tutte belle e tutti belli con tutti i difetti che abbiamo, i quali non sono brutture sul nostro corpo ma segni che raccontano chi siamo e riferiscono delle nostre vite.

Riprendiamo confidenza con il nostro corpo (e quello degli altri) e impariamo a volergli bene, in attesa di un nuovo rinascimento del corpo.

pubblicato sul numero 10 della Falla – dicembre 2015