LE CAMPAGNE PUBBLICITARIE DI DUE MARCHI LEADER DI ASSORBENTI SFIDANO I TABÙ SULLE MESTRUAZIONI

Una vulva che canta in diretta televisiva è di sicuro inaudita nella pubblicità italiana, e probabilmente anche in quella inglese. Se poi la si mette insieme a donne che parlano dei propri organi genitali e delle mestruazioni, la polemica è assicurata. 

Lo spot di Nuvenia che ha creato tanto scalpore nell’ultima settimana ha una colpa imperdonabile, anzi, due. Vagine e vulve sono i protagonisti inequivocabili in una pubblicità per un marchio di assorbenti.  C’è una conchiglia che copre le parti intime di una donna – con tatuaggi e smagliature in bella vista – a cui seguono una miriade di immagini colorate che ricordano lontanamente i quadri di Georgia O’Keeffe, e che culminano in una donna grassa, in mutande e felice. Compare anche una vulva canterina, fatta all’uncinetto, che strappa un sorriso e spezza la seriosità artistica del resto dello spot. E, per una volta, il sangue mestruale non è blu o sostituito da frutti rossi: è semplicemente sangue, che si muove sull’assorbente come se cantasse. 

Ma il fine di Nuvenia non era di fare scalpore, anzi: la campagna #VivaLaVulva è mirata a rappresentare le mestruazioni senza filtri, come non è mai stato fatto in televisione. C’è un cortometraggio di tre minuti, con altre vulve canterine e schemi che spiegano come siano fatte, girato nello stesso stile dello spot. Da una parte si mira ad educare: è stato lanciato anche un corto in cui Francesca Melis dà voce a una vulva che spiega in poche battute com’è strutturato l’intero apparato genitale. Ma questa campagna fa anche leva sull’arte: a inizio ottobre si è tenuta a Milano una mostra collettiva di artiste internazionali incentrata sull’abolizione dei tabù.

Le critiche non hanno tardato ad arrivare: dai commenti di persone che trovano la pubblicità oscena e volgare alla più recente, quella di Luciana Littizzetto. A Che Tempo Che Fa, domenica scorsa, ha sostenuto che ci siano lotte femminili più importanti che far «cantare la patata», una riduzione significativa per una campagna così articolata. È la riprova che i tabù delle mestruazioni e del corpo femminile rimangono vivi e più forti che mai, anche in chi si autoproclama femminista e dovrebbe sapere che, secondo una ricerca Essity di gennaio 2020, in Italia 1 persona su 5 non sa definire dove si trovi la vulva. Come si può sottovalutare l’importanza di mostrarla in modo esplicito, e con finalità educative?

Immagine in evidenza da brand-news.it, immagine nel testo da radiomusik.it