Edizione numero XXIII per The Italian Miss Alternative, il longevo e indispensabile concorso en travesti prodotto dal Cassero LGBTI Center. Esagerata, provocatoria, irriverente, creativa, impegnata: gli aggettivi giusti da far indossare a una kermesse capace di unire arte performativa e solidarietà.

Per scoprire in anteprima i segreti più succulenti della rassegna di quest’anno , dal titolo Scoperte – Alla ricerca del tacco perduto, abbiamo intervistato, in esclusiva per La Falla, le due presentatrici ufficiali: Matteo Miglio e Miss Pingy.

Rompiamo subito il ghiaccio con una domanda semplice: quali caratteristiche deve avere la perfetta Miss Alternative?

Matteo Miglio: Devono esserci tutte tranne la perfezione. Trovo questo concetto così noioso e su quella passerella la noia sarà assolutamente bandita. Negli anni abbiamo visto modelle cadere, abiti rompersi ed effetti scenici funzionare solo nella loro testa. Insomma un favoloso casino. Miss alternative deve avere coraggio, autoironia, determinazione e saper filare a testa alta. Tutte caratteristiche che servono in passerella ma soprattutto nella vita.

Miss Pingy: Rotto il ghiaccio (e si spera solo quello), concordo con Matteo: la perfetta Miss Alternative deve avere tutte le caratteristiche possibili fuorché la perfezione.È una qualità apprezzabilissima ma rischia, a volte, di ingabbiare l’estro, la follia, quella maestosità – anche al limite del grottesco – che invece dovrebbero essere gli spiriti guida di questa modella. A lunghe falcate, su tacchi alti, Miss Alternative sfila verso la vittoria, vestita di tutta la creatività di cui è capace, con lo sguardo fiero e sorridente di chi si sente libera e bella.

The Italian Miss Alternative è figlia dell’estro di Stefano Casagrande, il quale era solito ricordarci che “Non serve farsi prete per mettersi una gonna”. Provate a descrivercelo utilizzando solo tre parole.

Matteo Miglio: Purtroppo non ho conosciuto Stefano e quindi non posso raccontarti nulla di lui in prima persona. Ho sentito storie stupende sul suo conto, legate alla sua istrionica capacità di direttore artistico e aneddoti importanti sul suo essere attivista. Chi me ne ha parlato lo ha sempre fatto con gli occhi lucidi di chi vive una mancanza, ma anche col sorriso di chi ha goduto di questa conoscenza importante. Il merito di aver creato The Italian Miss Alternative e la Maison du Casserò non è solo quello di aver ideato l’evento LGBT+ più longevo d’Italia ma è, soprattutto, quello di aver regalato a Bologna un luogo di assoluta, totale e vera libertà di espressione. Se potessi, oggi, vorrei dirgli grazie, quel grazie che rivolgo ogni anno a sua sorella Antonella che ci onora della sua presenza in giuria e che, col suo sguardo benevolo (anche verso noi nuove leve), ci rassicura sul fatto che Stefano sarebbe contento del fatto che la sua creatura continui a esistere.

Miss Pingy: 1. Sono 2. Troppo 3. Poche.

Quando pensiamo a Miss Alternative ci vengono in mente parole come “riuso”, “riciclo” e “riutilizzo”. Quanto è importante, oggi, mettere l’accento sul tema dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile?

Matteo Miglio: Mah, ti dirò, è sempre importante sensibilizzare la gente su certi argomenti. Le nostre modelle sono sicuramente delle vere regine della discarica e del riciclo: ho visto bicchieri di plastica usati come borsette con ancora del gin lemon dentro, o sacchi della spazzatura usati come gonne finire nella plastica insieme alle parrucche sintetiche delle altre concorrenti.

Miss Pingy: Credo sia ormai imprescindibile parlare di attenzione all’ambiente e sostenibilità in qualsiasi aspetto della vita, ancor più in una manifestazione a scopo benefico, quale Miss Alternative. Ma ti dirò di più: credo sia anche stimolante far rientrare termini come “riciclo”, “riuso”, “riutilizzo” all’interno di un discorso creativo tout court. L’arte non è mai orfana, e il pensiero di poter dare nuova vita, nuova forma a ciò che già esiste, per renderlo qualcosa di meraviglioso è sia l’essenza stessa dell’arte, sia un intelligente e proficuo modo di prendersi cura del mondo.

Il ricavato della serata sarà utilizzato per finanziare i progetti di Cassero Salute. Dalla prevenzione all’Hiv e alle Ist alla sensibilizzazione sulle sostanze stupefacenti e sulla loro incidenza nei comportamenti sessuali, passando per tutte le infinite declinazioni che una tema vasto come quello della salute può assumere ai giorni nostri.
Può una drag queen arrivare al cuore – e nelle mutande – delle nuove generazioni più efficacemente di un medico?

Matteo Miglio: Allargherei il concetto di drag queen a quello di artista. Avere la possibilità di trattare temi importanti con ironia e leggerezza è un modo per avvicinare le persone. Per quanto riguarda l’Hiv credo che nessun artista possa però sostituirsi ai medici e alla ricerca. Quello che invece ogni persona può fare è combattere lo stigma sociale nei confronti delle persone sieropositive. Un sorriso, a volte, può essere talmente disarmante da diventare un arma davvero potentissima.

Miss Pingy: Credo fortissimamente – ne ho già parlato in altre sedi, come l’anno scorso, quando ho incoronato Miss drag queen Italia, essendo io la vincitrice uscente – che la drag queen debba essere iconica. Ed essere un’icona vuol dire essere un punto di riferimento, essere quella figura che, sfruttando la propria visibilità, la propria immagine extra-ordinaria, si faccia portavoce delle tematiche e delle iniziative della comunità per la comunità. Perché essere solo dei meravigliosamente agghindati performer quando si può fare qualcosa in più, facendo anche divertire la gente?

Anche quest’anno sarà al timone della rassegna Magda Aliena, nel ruolo di direttrice artistica. Più una Cristoforo Colombo o più una Francesco Schettino?

Matteo Miglio: Nessuno dei due. Se vogliamo trovare una similitudine con qualche condottiero e avventuriero, lei sarebbe chiaramente LAIKA, la prima cagnolina mandata nello spazio (vista la sua passione per la galassia e non in quanto cagna, non mi permetterei mai). Come successe per LAIKA, anche Magda si è trovata imbarcata in quest’avventura in modo un po’ repentino ma sono sicuro – anche visto il successo della scorsa edizione – che il suo operato rimarrà nella storia: “un piccolo passo per Magda, un grande passo per Miss Alternative”.

Miss Pingy: Magda Aliena è un’Ulissa in un mare in tempesta, che sfida le forze della natura e nonostante tutte le difficoltà riesce ad attraccare a casa, pronta a ripartire di nuovo. Ovviamente questo viaggio enorme è tutto nella sua testa.

Un ricordo personale legato a Miss Alternative? Naturalmente vogliamo il più scioccante.

Matteo Miglio: Ho avuto la fortuna di farne tantissime edizioni, sia come presentatore sia come modella. Un episodio che ricordo col sorriso fu la prima esperienza da inviata. Quell’anno la manifestazione si teneva al Link e Bruno Pompa (grande art director del Cassero, a cui devo dire sempre grazie) mi aveva proposto questo ruolo di collegamento tra palco e giuria. Accettai con entusiasmo e mi presentai la sera della manifestazione con un bellissimo abito di paillettes rosso e dei tacchi vertiginosi (praticamente Alba Parietti ai Telegatti). Mi trovai davanti a una passerella alta almeno 160 cm per cui, per tutta la sera durante i miei interventi, il pubblico vedeva solo la mia testa come se fossi un Muppet. In più, la sedia assegnatami per far riposare le stanche membra tra un collegamento e l’altro era in prima fila, vicino a una delle fondatrici (e prima vincitrice) di Miss Alternative: Nostra Signora Inès. Quando mi avvicinai, a inizio serata, per prendere il mio posto, mi squadrò dalla testa ai piedi e mi disse “il tuo posto è occupato” lanciando il suo scialle sulla sedia. Non ebbi il coraggio di ribattere. Passai tutta la serata in piedi su dei tacchi 12 di due numeri più piccoli. Mi impegnai nell’essere ironico e irriverente come richiesto dal mio ruolo e il riscontro del pubblico fu caloroso e partecipativo. A fine serata mi voltai verso Nostra Signora Inès che, togliendo il suo scialle dalla sedia, mi disse: “ora sì che sei degna di questo posto”. Insomma me l’ero guadagnato sul campo.

Miss Pingy: Il ricordo più scioccante legato a Miss Alternative… Non so se il lato B senza veli (ma non senza peli) di Matteo Miglio o i messaggi vocali di sei minuti di Magda Aliena in preda al panico.

Se foste nei panni del Presidente della Repubblica, a quale ex Miss Alternative avreste conferito l’incarico di Presidente del Consiglio? E Perché?

Matteo Miglio: Tesoro, se io fossi nei panni del presidente della Repubblica, l’Italia sarebbe una monarchia: Divine prima la Sanguinaria, suona bene?

Miss Pingy: Se fossi Mattarella – e un po’ mattarella lo sono per davvero – e dovessi scegliere (ma devo per forza?), ti direi ANNIE 80, al secolo Eva, la prima donna vincitrice del concorso. Visto che si inneggia tanto a un governo del cambiamento, non trovi che una donna primo ministro sarebbe un gran bel cambiamento?

Quali anticipazioni potete darci per questa edizione?

Matteo Miglio: Guarda, posso dirti che, grazie al grande lavoro di Magda Aliena e di tutto il Cassero, dall’anno scorso abbiamo riscontrato un aumento delle modelle. È un dato importante e anche molto bello perché vedere che tanti ragazzi giovani (che magari non conoscevano la storia del concorso) abbiano voglia di mettersi in gioco fa ben sperare per il futuro della Maison. Per il resto, se ti dicessi qualche indiscrezione sulla serata poi dovrei ucciderti… non per niente sono la Sanguinaria.

Miss Pingy: Anticipazioni non possiamo darne per contratto, colpa delle nuove normative sulla privacy, ma se giochi bene le tue carte potrei farti fare qualche scoperta interessante…

Per finire, una domanda scomoda: chi vincerà?

Matteo Miglio: Se in tanti avranno voglia di comprare i biglietti per venire a vederci, per sostenere Cassero Salute, per festeggiare il compleanno del Cassero e per divertirsi, allora vinceremo tutti. Ma soprattutto vincerà Bologna, vincerà Stefano Casagrande e vinceranno tutte le persone che negli anni hanno calcato quella passerella importantissima. Vi aspetto.

Miss Pingy: Quest’anno vincerà la prima a sfilare sulla passerella, cioè io.