UNA ROM COM GAY SENZA IMPEGNO NÉ PRETESE

Se guardate solo cinema d’autore impegnato e militante o se, più semplicemente, di fronte ai classici film di Natale a stelle e strisce, grondanti buoni sentimenti e miracoli nella ennesima strada, vi trasformate in cinici Scrooge e Grinch dal cuore di pietra, sappiate che The Christmas Setup non fa per voi. Vi conviene impiegare in altro modo gli 85 minuti della sua durata.

Se al contrario volete fuggire dalla triste realtà di questo Natale pandemico, rifugiandovi in un rassicurante mondo fiabesco e fittizio, pieno di alberi, ghirlande, addobbi pacchiani, dolci, campane che suonano incessantemente e snervanti canti natalizi, allora potete dargli una chance.

Prodotto e distribuito negli Usa (in Italia al momento è ancora inedito) da Lifetime, tv via cavo che dedica agli holiday movies il proprio palinsesto da novembre in poi, questo tv movie si inserisce a pieno titolo nel nuovo filone, sorprendentemente di tendenza in questo 2020, delle rom-com natalizie con protagoniste coppie queer. Diretto da Pat Mills e sceneggiato da Michael J. Murray, entrambi dichiaratamente gay, The Christmas Setup riproduce fedelmente uno ad uno tutti i cliché narrativi del genere a cui appartiene: Hugo, avvocato workaholic in attesa di promozione e newyorkese d’adozione, torna nella città d’origine, Milwaukee (sempre sia lodato il Wisconsin, tra gli Stati chiave nella sconfitta di Trump), per trascorrere il Natale insieme alla madre vedova, l’amica single frociarola e il fratello bonazzo. Lì ritroverà Patrick, sua cotta segreta ai tempi del liceo, diventato proprietario di una fondazione filantropica dopo il successo ottenuto nella Silicon Valley, grazie all’ideazione e la vendita di un’app in grado di predire il futuro. Che poi è esattamente ciò che fanno tutte le app del capitalismo della sorveglianza, ovvero predire e condizionare consumi e abitudini grazie all’estrazione, più o meno consapevole, dei nostri dati personali. Ma all’interno di un christmas movie, si sa, il capitalismo è cosa buona e giusta e soprattutto salverà il mondo investendo nell’economia circolare e di quartiere (risate registrate in sottofondo).

A differenza di Happiest Season, altra rom-com queer natalizia di successo in questa stagione, il tema del coming out viene appena accennato e raccontato come qualcosa di ampiamente superato dai protagonisti, oltre che realmente problematico solo in un’epoca ormai lontana, si veda tutta la sottotrama di Mr. Carroll (nomen omen), benefattore della città vissuto nel secolo scorso. Rispetto alla famiglia rigidamente patriarcale ed eteronormativa del film scritto e diretto da Clea DuVall, in Christmas Setup la madre impicciona e invadente ma anche angelicamente buona di Hugo, che ha il volto e la voce stridula di Fran Drescher, iconica star della sit-com anni ‘90 La tata, svolge il ruolo di Cupido: è proprio lei infatti a combinare l’incontro tra i due protagonisti, interpretati da Ben Lewis (Arrow) e Blake Lee (Parks and Recreation), partner e sposi anche nella vita reale.

Per anni abbiamo invocato rappresentazioni cinematografiche e televisive delle storie LGBTQI+ finalmente prive di drammi e tragedie ma, in questo caso, la pressoché totale assenza di conflitto narrativo rende la visione a dir poco lenta e soporifera. L’unico ostacolo concreto da superare prima del prevedibile quanto inevitabile happy end è un dilemma alquanto vetusto: Hugo deve infatti scegliere tra il lavoro che lo porterebbe lontano da casa e l’amore adolescenziale finalmente ritrovato. Potete facilmente immaginare per cosa opterà, dopo aver opposto una lunga quanto ferrea resistenza, degna di Sandra Dee e Doris Day, al corteggiamento di Patrick, sorta di versione buona, gay, sexy e meno nerd di Mark Zuckerberg, e aver miracolosamente salvato la centenaria tradizione natalizia della città da una spietata speculazione edilizia.

Inutile aspettarsi un immaginario in grado di sovvertire l’esistente da un (sotto)genere cinematografico rigidamente codificato e custode di (dis)valori arcaici, familisti e tradizionalisti, che solo quest’anno ha deciso di includere e assimilare al proprio interno coppie gay e lesbiche, rigorosamente cisgender, bianche e benestanti. Non è un caso se al momento sono ancora tagliati fuori da questo tipo di narrazione personaggi e interpreti trans, bisex, non binary e intersessuali.

Insomma, nulla di realmente nuovo sotto l’albero, orientamento sessuale dei protagonisti a parte, solo l’ennesima commedia romantica di Natale, senza impegno né pretese, per irriducibili fan del genere, da vedere durante un sonnacchioso momento di relax, armati di copertina e cioccolata calda.

Immagine in evidenza da aenetworks.tv, immagine nel testo da reelgood.com